Dying Theatre

Iscritto dal 17 aprile 2006 Vai al suo profilo

Seguaci 43
Post -
Recensioni 163
Playlist 230

Segui Non seguire più

Mandagli un messaggio

Messaggio inviato!

chiudi

Tra le gazzelle più schiumose che mi sia mai capitato d'assaggiare, s'annidavano grida, morenti prospettazioni d'Oltre. E il dover invecchiare, e il voler divorare.. una ricerca così spasmodica, una così supinamente compulsiva abnegazione. L'evolversi. Revolver? si. Dear Wendy, ti scrivo, così mi trapasso un po'. Ecco, Thomas Vinterberg è uno che dovrebbe aver capito come (non) si sta al mondo, da cineasti. Poi magari fra sei mesi mi gira X-Men 3, giostrandomi. Il mio dilatar tessuti è quasi mai Fine (a se stesso), quanto piuttosto Strumento (di me stesso). E tra me stesso e me steso la differenza è solo nella maggiore o minore verticalità dell'ombra che proietto. O era "a Londra c'è Proietti"? e se si, perchè? crisi del teatro nostrano? un'errata politica delle sovvenzioni pubbliche? e quelle pubi[ ]che? son forse (intimamente) da considerar di serie inferiore? da relegar a piè di (p)agina? trascurate, e, sebben deodorate, neglette. Ovvero? Giovani afroamericane trapiantate in Cina? O forse mi son confuso con un IO mai più nato, e se (loro) stessi pensan(d)o a me stesso? Le aule del nostro Vociare paion più grigie del solito. "Il solito, Buck. Doppio. E che sia solitamente grigio". Nossignori, a tanto non mi presto. Sarebbe usura relazionale. Il di me comodato è a interessi zero. E il di me comò, dato a chissà chi, mai tornò all'ovile. A lui va tutta la mia stima più arteriosa. Viva, zampillante, impietosamente fluida. Perduto il filo, tra troppe matasse, beato il comò.