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Graham Greene- "Uno scrittore in vendita"
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Graham Greene- "Uno scrittore in vendita"

Emanuela Martini,La finestra sul cortile,Film Tv : "Uno scrittore in vendita": Dodici sceneggiature(sei delle quali basate su sue storie);ventun film e un numero incalcolabile di trasposizioni televisive tratte da altri dei suoi romanzi e racconti;un'intensa attività di teroico e poi di critico cinematografico che dura circa un decennio,dal 1928 al 1938,ripresa poi occasionalmente negli anni '50.Questo il contributo di Graham Greene(del quale si è celebrato il 2 ottobre il centenario della nascita) al cinema.In più tracce,sfumature,"lasciti",della sua mbigua narrativa e della sua sottigliezza pscologica,del suo apparente cinismo e della sua "impura" moralità,disseminati in decine di thriller spionistici centrati sulle trappole che possono avvolgere una fisionomia comune e di disperate avventure ambientate sull'orlo del collasso di una civiltà(gli devono molto,per esempio,Ipcress di Furie,anche se è tratto dai romanzi di Len Deighton,e Cuba di Lester e in generale tutte le storie sui reporter al lavoro in mezzo ai disastri dell'America Latina o del Sud-est asiatico,che Grrene anticipò con alcuni dei suoi romanzi più belli,Il,potere e la gloria,Il nocciolo della questione,Un americano tranquillo,I commedianti).Tra i più prolifici scrittori del XX secolo,e tra i più moderni,Greene lavorava sui generi quando questi erano ancora sinonimo di letteratura popolare,e perciò di non alto livello,e però non scrisse mai un romanzo o un racconto completamente di "genere"(neppure quelli che lui stessi definiva "entertainments",dove l'avventura o scherzo rappresentavano,a suo dire,il vero "heart of the matter"),perchè sempre,tra le pieghe del racconto,balenano i soliloqui di eroi perduti e avvinazzati("incontrando un saggio in veste di ubriacone,un intellettuale che non sa amare,uno spretato con l'occhio mistico e la pistola in pugno,non si hanno dubbi sulla paternità di queste figure",ha scritto nell'87 Tullio Kezich),la maldestreza di comparse sbalzate loro malgrado al centro della scena,il cicaleccio di un coro dalle affilate connotazioni sociologiche,la densità di un paesaggio e di un ambiente "fotografati" con l'occhio fulmineo del reporter e narrati con la sensibilità del romanziere.Negli anni del suo maggior successo,i maligni lo rimproveravano di scrivere già con un occhio attento alla vendita dei diritti per la trasposizione cinematografica;e certamente,sotto questo aspetto,Greene fu sempre tanto lucido da rasentare il rassegnato cinismo:"Quando si vende un libro a Hollywood,lo si vende completamente.I lunghi contratti con hollywoodiani non ti assicurano nessun "diritto d'autore".Il produttore può cambiare qualsiasi cosa.Non è obbligato neppure a mantenere il tuo titolo,anche se esso costituisce in genere quasi la sola cosa che vuole conservare....Ci si deve abituare a questo,ed è una perdita di tempo risentirsene.Prendi i soldi,puoi scrivere per un altro anno o due,non hai motivo di lagnanza..E il sorriso,nel lungo periodo,tornerà sul tuo volto".In realtà,si sa che si adirò per i film tratti dai suo romanzi da John Ford(il bizzaro,sbalestrato La croce di fuoco,da Il potere e la gloria) e da Joseph Manckiewicz(Un americano tranquillo,che non è all'altezza del romanzo,ma resta una trasposizione degna del conflitto tra due antieroi maschili che è spesso al centro della sua opera).Tollerava meglio e aveva più simpatia per i film più scopertamente popolari,quelli che,appunto,usavano il suo titolo e le sue tracce grossolane per giocare all'interno del genere,cone Il fuorilegge di Frank Tuttle(da Una pistola in vendita).E questo in fondo corrispondeva ai suoi gusti di giovane critico,quando nelle sue "mattinate al buio"(si intitola così,Mornings in the Dark,la bella raccolta di saggi e recensioni greeniane)sparava a zero contro Hollywood ma anche contro certo cinema "arty" all'europea e si batteva per i fratelli Marx,gli horror,i serial,Fred Astaire.Il suo rapporto con il cinema fu sconcertante,contemporaneamente appassionato e disilluso.Cominciò a scrivere sceneggiature per Alexander KOrda(che aveva stroncato come critico)nel 1937,divenne suo amico e continuò a detestare i suoi film;adattò uno dei suoi romanzi,Brighton Rock,per i fratelli Boulting,dei quali apprezzò l'ingegnosità;e finalmente,nel 1948,ancora tramite Korda,incontrò un giovane regista inglese che amava,Carol Reed,e per lui scrisse i suoi testi cinematografici migliori:Idolo infranto,tratto dal suo racconto Lo scantinato,e Il terzo uomo,del quale scrisse il soggetto in forma di racconto breve.Se del primo pensava che "non fosse per nulla cinematografico;cioè che un assassinio commesso dal più simpatico dei personaggi e un unhappy ending avrebbero certamente messo in pericolo le 250.000 sterline che costa un film",del secondo ha sempre detto che non era stato scritto per essere letto,ma soltanto per essere visto.Cero,in entrambi,lo stile barocco e ossessionato di Reed riesce a cogliere le suggestioni più profonde delle narrazioni di Greene,lo spaesamento,i conflitti,l'amarezza,la convinzione che "la natura umana non è bianca e nera,è nera e grigia".Poi,a parte alcune scorribande estemporanee come La mano dello straniero di Soldati o La Santa Giovanna di Preminger e il terzo film con Reed,Il nostro agente dell'Avana,il cinema divenne per Geene soprattutto una proficua fonte di royalties,tra un romanzo,un saggio e numerosi reportage della sua vita avventurosa,da Malesia,Indocina,Cina,Congo,Kenya,Cuba,Haiti,forse ancora la servizio del MI6,il servizio segreto britannico,com'era nel 1941,certamente fonte di ispirazione per alcuni dei romanzi e "divertimenti" più belli.

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Il terzo uomo

  • Noir
  • Gran Bretagna
  • durata 105'

Titolo originale The Third Man

Regia di Carol Reed

Con Orson Welles, Joseph Cotten, Alida Valli, Trevor Howard, Paul Hörbiger, Ernst Deutsch

Il terzo uomo

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