Sono piccoli e carini, dallo sguardo soltanto apparentemente innocente, graziose creature coccolate e viziate che svelano lentamente e gradualmente la loro vera natura diabolica. Sono i bambini protagonisti di alcune pellicole che hanno fatto storia e che si sono distinti per le loro inquietanti performance. Possibilmente biondi, con i capelli a caschetto (tipica pettinatura di moda tra gli anni ’70 e primi ’80), l’immancabile frangia, occhi chiari e, magari, lentiggini. Vestiti da piccoli lord, educati e silenziosi, salvo poi, dare il meglio, o il peggio di sé, alla prima occasione buona.
Naturalmente i cloni dei remake non vanno neppure presi in considerazione, tanto è evidente e fastidiosa l’artificiosità e l’innaturalezza dei loro sguardi, nonché delle pettinature a pagetto – ora sì – fuori moda.
Simpatico, a prima vista. Inquietante alla festa di compleanno. Diabolico sulle scale con la madre. Il diavolo allo zoo e dinnanzi alla chiesa. bello e vispo nello sguardo, quanto diabolico e maligno nella realtà. Il migliore.
Il look c’è tutto: bionda, capelli lisci con frangetta sinistra, occhi chiari e lentiggini. Insomma, il prototipo della bimba diabolica che, invece, si limita ad entrare in contatto con una strana e misteriosa presenza, ma non incarna il male.
Con George Sanders, Barbara Shelley, Michael C. Gwynne
Qui è un’intera generazione di bimbi biondi e dagli occhi inquietantemente chiari a tenere le redini. Maligni e compatti, si muovono in massa seminando morte e leggendo il pensiero nella mente degli adulti.
Il piccolo Cage, anche se vittima di una maledizione, nella sua seconda vita non si distingue per bontà e simpatia. Assetato di sangue non esista a far fuori chiunque gli capiti a tiro.
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