in un suo saggio degli anni ottanta, Paolo Bertetto definiva il cinema italiano "il più brutto del mondo". Usiamo la sua espressione per definire il cinema statunitense da anni a questa parte. Perché, dunque, non citare degli esempi di cinema di rilievo nel "Paese della felicità"?
Paul T. Anderson è in grado di rendere appieno il punto di passaggio dal cinema all'estetica del videotape (estrema metafora della "pornografia" insita in ogni opera cinematografica).
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