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Tartarughe Ninja 3

Regia di Stuart Gillard vedi scheda film

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Lord Holy

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La recensione su Tartarughe Ninja 3

di Lord Holy
4 stelle

Questo è un apocrifo. Nessuno riuscirà mai a persuadermi del contrario. Basta una semplice occhiata per capirlo, notando quanto è peggiorato l'aspetto sia delle Tartarughe che del maestro Splinter. Dell'incredibile realismo che aveva caratterizzato i primi due episodi, infatti, non è rimasta alcuna traccia. Qui sono davvero tristemente ridicoli, quasi imbarazzanti, per non dire orribili. Sembrano rispettivamente i costumi di una scadente recita scolastica e un pupazzo di peluche. Ma sorvolando pure su questi difetti di natura più tecnica, non è che si riesca a salvare poi più di tanto, purtroppo.

Niente di questa opera si distingue particolarmente per la sua buona fattura. Nulla che sia anche solo minimamente memorabile. Alcuni ritengono che la trama sia migliorata, ma a mio avviso questo discorso è valido soltanto in teoria, nelle intenzioni. Perché la sua realizzazione è viceversa alquanto discutibile, sovente a sfida di ogni logica e con diverse falle narrative sparse per tutta la sua durata. Ma questo sarebbe pure un difetto perdonabile in questo tipo di film, se soltanto vi fosse stata una certa cura per quanto riguarda il resto. Ovvero se fosse stato divertente come i precedenti. E invece ogni battuta dei protagonisti è goffa, fuori luogo, mediocre, forzata e scialba. In sostanza, non riescono proprio a strappare manco un sorriso (solo qualcuno, evidentemente per errore). Sono deprimenti. L'unico che funziona un po' è Casey Jones, di ritorno dal primo capitolo, ma in un ruolo talmente ridotto che il miracolo di risollevare le sorti di questo scempio gli è impossibile.

Tartarughe Ninja alla riscossa (1990) e Tartarughe Ninja 2 - Il segreto di Ooze (1991) restano dunque imbattuti. Infinitamente migliori. Questo, visto una volta (per sbaglio), è da dimenticare quanto prima.

Se non ho assegnato il minimo è soltanto perché è plausibile che riesca comunque ancora a divertire i bambini, assai più propensi a perdonargli certi difetti, "invisibili" ai loro occhi, particolarmente allenati a vedere la realtà non come essa davvero è, ma come invece essi vorrebbero che fosse. Nei loro sogni.

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