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Cronaca di un amore

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

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La recensione su Cronaca di un amore

di Baliverna
8 stelle

Due amanti che uccidono chi si frappone a loro, ma non ottengono nulla. I poveri si dibattono per arricchirsi, e i ricchi vivono una vita grama, anche se nel lusso, perchè non amano.

Antonioni è partito subito bene, con un film freddo su matrimoni freddi e passioni adulterine omicide. Mi pare che la freddezza del cuore, assieme alla solitudine, sia una nota costante dell'opera del regista.
Al centro troviamo una coppia di amanti la cui passione si nutre di omicidi, ma pure rimane sempre sofferente, incompiuta e insoddisfatta. Benché, pur di vivere la loro passione, lui fosse giunto al punto di lasciar morire la fidanzata in uno stupido incidente - praticamente uccidendola lui - la coppia non si unirà, né di fatto né in matrimonio. Lui è un uomo tormentato e incostante, lei pensa troppo al denaro, e sposerà un'altro solo per questo motivo. Tediata poi da una vita senza amore e giunta ad odiare il marito, riprende la relazione clandestina con il vecchio amante e comincia a cullare l'idea di uccidere il congiunto. Lei, come per castigo per non aver colto l'occasione al momento giusto (ma era poi giusto sul cadavere dell'amica?), è bruciata da una passione tormentosa, mentre lui è strattonato da sentimenti contrastanti e forse è l'unico dei due a precepire un oscuro senso di colpa.
In questo intreccio di mariti, mogli, amanti e fidanzate una cosa è sicura: l'amore non c'è. C'è la passione maledetta, che tormenta e finisce per uccidere. Forse il marito di lei la ama veramente, ma è ingenuo a tal punto da togliere ogni romanticismo alla situazione. E' curioso, poi, come nel film troviamo due morti speculari per incidenti, che sono stati prodotti in qualche modo dall'odio che pesava sulle vittime, un odio in fin dei conti illegittimo, e possono pertanto considerarsi omicidi diretti.
L'ambientazione sociale è la borghesia del dopoguerra, quella che si arricchiva con affari non sempre leciti e puliti, procacciati da un sottobosco di intrallazzatori e ruffiani. L'ambientazione geografica, invece, è Milano e Ferrara, invernali, grigie e brumose come non mai. La sequenza dell'attraversamento del parco in una giornata di pioggia comunica un forte senso di tedio e malinconia. Ma è tutto il film a dare una chiara sensazione di tristezza. Bellissima Lucia Bosè.

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