Regia di George Sluizer vedi scheda film
Barnie Cousin (Birdges) è un rispettato professore ed un padre amorevole. Tuttavia soffre di gravi disturbi della personalità (o almeno questa sembra l’unica interpretazione possibile) e così si esercita a rapire persone. La vittima sarà la malcapitata Diane (Bullock), ma il suo ragazzo, Jeff (Sutherland, inadatto a ruoli da “buono”) è disposto a tutto pur di sapere cosa le è capitato. Una buona partenza grazie a Bridges (troppo spesso sprecato per ruoli come questo, per fortuna Gilliam e i Coen hanno saputo valorizzarne le qualità) e all’angoscia che comunica. Poi si perde negli stereotipi del thriller “psicopatologico”, spiegando (con una storiella raccontata da Barnie e presupponendo un pubblico stupido) il male in ognuno di noi, anche il più tranquillo e insospettabile e forzando l’agire dei personaggi (Sutherland, in pratica, tenta il suicidio per pura ingenuità, senza volerlo). Di interesse solo l’idea della morbosità della curiosità quando si soffre per una perdita: l’angoscia di sapere a tutti i costi cosa è successo è più forte di qualsiasi altro pensiero razionale. * 1/2
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