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Fragole e sangue

Regia di Stuart Hagman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Fragole e sangue

di degoffro
8 stelle

Tratto dal romanzo "The strawberry statement: notes of a college revolutionary" di James Kunen, il più celebre film di Stuart Hagman (fino ad allora aveva girato solo alcuni episodi delle serie tv "Mannix" e "Missione impossibile", poi avrebbe firmato la regia di una sola altra opera per il cinema, "Jackie - La ragazza di Greenwich Village" con Jacqueline Bisset, del 1971) ha assunto ben presto la fama di cult movie. Fama che va senza dubbio ridimensionata (oggi il film appare un pò datato ed ingenuo - vedi, per esempio, la rapida conversione alla causa studentesca di George, borghese compagno di canottaggio del protagonista), ma non del tutto immeritata. Con il contemporaneo ma meno rinomato "L'impossibilità di essere normale" di Richard Rush con Elliot Gould e Candice Bergen, senza ovviamente dimenticare "Zabriskie point" di Antonioni (che però poi viaggiava per ben altre direzioni), "Fragole e sangue" ha il grande merito di cogliere al meglio lo spirito "rivoluzionario" di un'epoca, rappresentando, con estremo e partecipe realismo, l'entusiasmo contagioso della contestazione studentesca americana in anni decisamente accesi ed agitati. E lo fa attraverso l'occhio critico di Simon, giovane studente che non è un fervente sostenitore dell'occupazione in atto alla sua Università, anzi inizialmente la osserva da semplice spettatore esterno, quasi annoiato, indifferente, con un certo scetticismo e perplessità. Solo il desiderio di conoscere Linda, autentica e convinta contestatrice, lo porta a partecipare in modo progressivamente sempre più complice e consapevole alla manifestazione di rivolta, diretta a criticare la scelta dell'Università di destinare palestre e campi dell'istituto, utilizzati da ragazzi di colore, all'addestramento di soldati da inviare poi in Vietnam: "Noi non minacciamo. Noi agiamo. Non ci muoveremo da qui fin quando non restituiranno la scuola e il campo ai ragazzi neri!", dicono gli studenti. La guerra, dunque, ma anche il razzismo. le ingiustizie e le discriminazioni sociali sono le motivazioni alla base dell'occupazione, liquidata con una certa sufficienza dal rettore dell'Università per il quale "dirgli che abbiamo un'opinione è come dirgli che amiamo le fragole!". Se la vicenda sentimentale tra Simon e Linda è fin troppo ovvia (formidabile però una battuta che Simon rivolge a Linda "Sei disponibile per una relazione extrarivoluzionaria?"), convincente è il racconto della progressiva presa di coscienza e del crescente impegno attivo di Simon. Grazie ad un vivace stile di regia, abbondante di zoom, carrellate e avvolgenti riprese circolari, con una colonna sonora da urlo che commenta e diventa parte integrante della vicenda (almeno da citare la splendida e poetica "The circle game" di Joni Mitchell sui titoli di testa e di coda), un'ambientazione efficace, una buona dose di ironia ("Certe persone pensano subito male quando vedono dei capelli lunghi...", o "Che ha il rettore contro le fragole? "Non lo so, forse sarà il colore!" o ancora la divertente ma illuminante sequenza al negozio di alimentari con il commerciante che chiede ai due protagonisti di inscenare una finta rapina per poter frodare l'assicurazione), e di autoironia ("Chissà se la comune francese era così noiosa!"), Hagman, partendo da una bella ed intelligente sceneggiatura di parte, firmata da Israel Horowitz (anche attore nella parte del dottor Benton) costruisce un'opera sfaccettata e dinamica. Il culmine, come è ovvio, si raggiunte nella celeberrima e lunga sequenza finale in cui la polizia irrompe nell'Università e sopprime con la violenza la protesta pacifica degli studenti che, a cerchi concentrici, nella palestra, stavano intonando "Give peace a chance". Anche se la scena più irriverente e riuscita è quella del pompino, rappresentato, assai ironicamente e con estrema fantasia, attraverso una fotocopiatrice che, scatenata, stampa fogli a manetta. Con diverse verità ancora oggi validissime, tra cui la constatazione che "La violenza è parte della nostra cultura: la violenza è americana come il chewing gum!". Mette infine malinconia l'amaro sfogo di Simon: "Questo paese sta diventando sordo. Questo paese una volta sognava che le cose dovevano essere diverse. E adesso tutti si accontentano di starsene seduti a guardare, lasciando le cose così come stanno. Forse dovremmo ricominciare a sognare...forse. Io ho solo vent'anni, quindi offro al paese un'altra possibilità: una sola." Quella possibilità al paese è stata offerta, ma è stata, purtroppo, miseramente gettata alle ortiche. Peccato che ora non si possa più nemmeno ricominciare a sognare. Tenero e sincero, nonostante sia stato realizzato a tavolino dopo il clamoroso successo di "Easy Rider". Prodotto per la MGM, tra gli altri, da Irwin Winkler (Oscar per "Rocky"). Il divieto ai minori di 18 anni con cui il film è stato distribuito in Italia all'epoca della sua uscita, oggi fa decisamente sorridere. Premio della Giuria al Festival di Cannes del 1970, l'anno del trionfo di "M.A.S.H."
Voto: 7

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