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L'ultimo Imperatore

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

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La recensione su L'ultimo Imperatore

di bradipo68
8 stelle

Uno degli ultimi kolossal(forse l'ultimo e salutato anche da un congruo numero di Oscar) in cui c'è l'impronta italiana,un film a suo modo epocale perchè era la prima volta che un cineasta occidentale poteva girare il proprio film all'interno della Città Proibita.Il film di Bertolucci più che la storia dell'ultimo imperatore cinese racconta la storia di un epoca che cambia.Il regista si interessa molto ai dettagli privati della vita dell'ultimo imperatore Pu Yi da quando bambino fu rinchiuso suo malgrado nella Città Proibita,unico uomo ammesso(gli altri erano eunuchi) e unico a non poterla mai abbandonare.E se questo quando era un bambino era solo un gioco(esemplari le bellissime sequenze all'inizio in cui il bambino,un vero e proprio soldo di cacio del tutto ignaro del proprio destino e della propria importanza gioca con i drappi colorati e si vede davanti tutta l'enorme massa umana che si prostra ai suoi piedi) poi man mano che cresce questa sua condizione diventa un peso:acquisisce consapevolezza di essere imprigionato in pastoie antiche che lui decisamente non sente sue.Pu Yi finalmente capisce che non è e forse non sarà mai un uomo ma è solo un simbolo di qualcosa che sta morendo.La Cina medievale di cui lui è l'ultimo esponente.Importante per la sua crescita è la figura del suo precettore scozzese Johnston(un disincantato O'Toole) che per un lungo periodo rappresenta il suo unico legame con tutto ciò che è fuori della Città Proibita,grazie a libri,riviste e letture illuminanti.Il destino beffardo farà uscire per la prima volta Pu Yi dalla sua prigione dorata non di sua volontà ma perchè cacciato.E nella sua vita si ritroverà sempre a essere un simbolo.Si ritroverà sempre a recitare un ruolo:come quello di imperatore della Manciuria,in realtà fantoccio dei giapponesi(e quando cerca di ribellarsi si ritrova senza nulla,senza terra e senza mogli) o di capro espiatorio per i rivoluzionari maoisti in disperata ricerca di qualcuno contro cui lottare per rafforzare la loro Rivoluzione Culturale.La sua fine sarà nell'anonimato:operaio tra milioni di altri operai.L'epopea di Pu Yi è raccontata da Bertolucci grazie a continui flashback in cui anche cromaticamente è evidente lo scarto tra la Cina moderna e quella senza tempo all'interno della Città Proibita.Se all'interno dei suoi palazzi l'imperatore bambino è circondato da colori caldi,vivaci,nella Cina della Rivoluzione Culturale è tutto grigio,ha sfumature grigie anche il sangue che fuoriesce dai polsi di Pu Yi quando tenta il suicidio.Il kolossal di Bertolucci sembra l'analogo cinese del suo Novecento italiano,più che un biopic è il ritratto di una nazione che entra definitivamente nel XX secolo.John Lone(doppiato da Giannini) è esemplare nella parte:sempre trattenuto,sempre e comunque regale anche vestito di grigio come un semplice operaio...

Su Bernardo Bertolucci

la sua grandeur è sempre in bella vista.Ma non dispiace anche nella parte "moderna".

Su John Lone

eccellente

Su Joan Chen

deliziosa

Su Peter O'Toole

disincantato

Su Vivian Wu

notevole

Su Ying Ruocheng

non male

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