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Trauma

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Trauma

di maghella
7 stelle

Premessa: nel 1993 l'anoressia non era ancora conosciuta come malattia, dalla maggioranza dell'opinione pubblica era considerata per lo più come una “momentanea” conseguenza di altre problematiche. Non se ne parlava nei talk show, né tanto meno sui giornali, che si contendevano le più belle copertine con le top model anoressiche dei famosi stilisti. Dario Argento per la prima volta mette in primo piano l'anoressia come vera e propria malattia, con tanto di sintomi e drammatiche conseguenze. Per farlo utilizza sua figlia Asia, lo stesso Dario in passato fu ricoverato per problemi anoressici.

 

Aura è la figlia adolescente di una famosa medium che viene uccisa insieme al marito proprio durante una terribile seduta spiritica, Aura assiste alla decapitazione dei genitori, senza vedere in volto l'assassino. In verità il serial killer aveva già ucciso e continuerà a farlo, tagliando la testa a donne e uomini con una macchinetta ingegnosa che decapita in maniera “pulita” e professionale.

Aura si rifugia da David, un giovane giornalista che l'aveva salvata in precedenza da un tentato suicidio. I due si innamorano e scoprono che i delitti sono uniti tra di loro: tutte le vittime avevano lavorato come medico e infermiere in un ospedale.

 

In questo film ci sono tutte le tematiche argentiane: il “vedo ma non ricordo”, gli omicidi efferati e cruenti, le note umoristiche date dalla presenza di un bambino vicino di casa del serial killer che è il protagonista di una delle scene più riuscite di tutto il film (che ricorda molto le atmosfere di alcuni film di Hitchock). In questo film “maturo”, però, c'è in più una nota drammatica che non era mai stata utilizzata nelle opere precedenti e non si ritroverà più in quelle future.

Dario Argento non si distrae dalla trama a tinte gialle, non “economizza” sugli effetti speciali e molto cruenti (Tom Savini è insuperabile quando si tratta di teste mozzate, un maestro insuperabile), firma la storia con uno dei suoi colpi di scena personalissimi e di grande effetto. Per tutto il film, però, pervade una nota malinconica e drammatica mai vista prima. La presenza dell'anoressia è come un fantasma che suo malgrado influenza la storia, condiziona i comportamenti dei protagonisti. L'atteggiamento di Aura e il suo stato emotivo sono continuamente messi alla prova dall'anoressia. Aura mente in continuazione sul fatto che mangi o meno, vomita dopo aver cercato di mangiare in modo compulsivo, tenta il suicidio, non riesce a fare all'amore, si ribella al ricovero coatto. Aura racconta all'interno di una vicenda horror un'altra storia molto horror.

Dario Argento sottolinea in maniera incisiva la presenza “nascosta e invisibile” delle tante ragazze e ragazzi anoressici che vivono il loro problema nell'indifferenza dei più. Li descrive come fantasmi in mezzo ai vivi.

 

David si innamora di questa piccola indifesa adolescente e sembra impazzire quando pensa di averla persa. Naturalmente c'è un bel finale a sorpresa, molto drammatico e toccante oltre che cruento.

Dopo aver rivisto questo film, a distanza di tempo, sono sempre più convinta che Dario Argento avrebbe avuto tutte le carte in regola per poter trattare altri generi cinematografici con più successo.

Dopo il finale in cui tutto viene spiegato e risolto la macchina da presa vola su una terrazza di una casa, in cui un complesso reggae suona e una giovane ragazza anoressica balla mostrando le sue magrezze eccessive. Un incontro armonioso e un segnale di speranza, un tocco poetico che non ho più rivisto in film di Dario Argento, commuovente!

 

 

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