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Zeder

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su Zeder

di marcopolo30
8 stelle

Terzo horror per Pupi Avati che riesce qui con grande ingegno e maestria a creare atmosfere inquietanti e un crescendo di suspance senza mai ricorrere a inutili bagni di sangue. Notevoli le similitudini a livello di trama con “Pet Semetery” di Stephen King.

L'horror era un genere che a inizio carriera affascinava evidentemente Pupi Avati, giacché tra i suoi primi dieci lavori da regista se ne contano ben tre: la sua opera prima “Balsamus, l'uomo di Satana”, il più noto “La casa dalle finestre che ridono” e “Zeder”. I risultati non erano affatto malvagi, ma Avati era (ed è) autore a 360 gradi e non ha -giustamente e saggiamente- fossilizzato la propria carriera sul genere, tornando solo di recente all'horror con “Il signor Diavolo”. In questo “Zeder”, un giovane giornalista si ritrova suo malgrado risucchiato nella pericolosa ricerca della verità a proposito degli studi condotti decenni addietro da tale Paolo Zeder sui terreni K, terreni cioè che grazie a determinate proprietà fisico-chimiche risultavano punto di contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Affascinante il modo in cui Avati porta avanti il racconto, incrementando progressivamente le dosi di brivido senza mai far ricorso a bagni di sangue e sventramenti, cosa sfortunatamente assai di moda quando si tratta di zombie e dintorni. Maestria di Avati nel costruire atmosfere inquietanti a parte, il film può contare su ottime fotografia (di Franco Delli Colli) e colonna sonora (di Riz Ortolani), nonché su di un Gabriele Lavia davvero impeccabile. Impossibile non notare similitudini di trama fra questo lavoro e il celeberrimo “Pet Semetery” di Stephen King. Anzi, non fossero usciti praticamente in contemporanea si potrebbe sospettare il plagio.

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