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Rapa Nui

Regia di Kevin Reynolds vedi scheda film

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La recensione su Rapa Nui

di FilmTv Rivista
2 stelle

Kevin Reynolds è un regista fatto per l'azione e per l'amicizia. Infatti il suo primo film era la storia di una lunga corsa attraverso il deserto e i luoghi della loro adolescenza di cinque amici che, arrivati alla fine dell'università, stanno per decollare verso la vita adulta. Era Fandango, prodotto da Spielberg, che nell'85 lanciò i due Kevin, Reynolds (regista) e Costner (protagonista, finalmente, dopo la parte tagliata nel Grande freddo). Il Kevin attore è decollato verso un successo vertiginoso, ma l'amicizia tra i due non si è affievolita. Reynolds ha dato una mano e parecchi consigli a Costner durante la realizzazione di Balla coi lupi. E Costner ha prodotto e interpretato per Reynolds Robin Hood, principe dei ladri e prodotto Rapa Nui, un progetto che il regista coltivava da anni: la storia della gara per il titolo di Uomo Uccello (l'uomo più potente dell'isola per un anno), combattuta tra i rappresentanti delle diverse caste in cui si dividevano gli antichi abitanti dell'isola di Pasqua, alla fine del 1600, prima che "l'ombelico del mondo" venisse scoperto dai navigatori occidentali. E, incrociata a questa, la storia dell'amore tra due ragazzi, che appartengono a due caste diverse e perciò, per potersi possare, devono sottoporsi a prove terribili. Una storia che ricorda da vicino quella di Tabù, il capolavoro girato nel ’31 da Murnau in Polinesia, ma che purtroppo non riesce a rievocarne la poesia disperata e il senso del meraviglioso. La corda più adatta a Reynolds resta quella ritmata dell'azione, con quel carrello che corre veloce a pelo d'acqua, come in Fandango correva a pochi centimetri dalla polvere e dagli insetti della strada nel deserto. E naturalmente quella dell'amicizia: in Rapa Nui è più sofferto il rapporto di amore-odio tra i due vecchi amici d'infanzia diventati rivali (di casta e d'amore) di quanto non sia sentita la storia d'amore. Poi, i paesaggi magnifici che hanno incantato Kevin Reynolds e gli impenetrabili Moai, i misteriosi, enormi idoli in pietra, costruiti per accattivarsi il favore degli dei, e che forse hanno invece causato la fine della civiltà dell'isola.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 15 del 1994

Autore: Emanuela Martini

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