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Occhi di serpente

Regia di Abel Ferrara vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Occhi di serpente

di hallorann
8 stelle

“…sempre dev’esserci un lieto fine…”. Così si esprimeva Abel Ferrara riferendosi ai finali hollywoodiani. Una presa di posizione decisa quella del regista negli anni novanta, dopo le manipolazioni subite in alcune sue pellicole degli anni ottanta. “Occhi di serpente” è una sintesi, come capitava negli anni novanta, tra il pensiero di St. John e l’azione di Ferrara. Qui in particolar modo lo sceneggiatore applica il pensiero filosofico di Kirkeegard ad una crisi di coppia messa in scena da un regista con il titolo eloquente “La madre degli specchi”. Il risultato è un film nel film. Il regista Eddie Israel ha una vita familiare sostanzialmente tranquilla e normale. E’ un autore cinematografico rispettato che vive in una New York altolocata e lo vedremo più volte prendere l’aereo tra il set di Los Angeles e la Grande Mela per ricongiungersi a moglie e figlio. Gli attori della sua pellicola sono Sarah Jennings e Francis Burns. Lei è una star della TV (una classica diva reclutata più per clamore che per delle vere qualità recitative), lui non ha una buona fama ma per Israel è perfetto. Devono impersonare Claire e Russell, una coppia che entra in collisione per la scelta di lei di convertirsi alla religione cattolica e di abbandonare gli eccessi che sembravano essere il sale della coppia: uso di alcol, droghe, scambi di coppia, promiscuità. Eddie vuole rappresentare un cinema verità in cui i toni tra i due diventano esasperati, violenti, duri. I due attori inizialmente hanno anche un rapporto intimo, che sembra avvicinarli alla parte, poi Francis comincia ad andare fuori di giri insultando la collega fino ad avere un rapporto anale “reale”. Ciò stravolge il set alimentando rapporti tesi tra tutti. Anche Israel arriva a confessare tradimenti ed eccessi alla moglie mandando in frantumi il matrimonio. Intanto la tragedia sul set è dietro l’angolo.

 

Abel Ferrara mette a nudo un po’ sé stesso, un po’ il mondo dello spettacolo hollywoodiano. Un mondo marcio e corrotto dal vizio e dall’ipocrisia, dalla droga e dal tradimento. Israel, pur di ottenere il massimo, chiede a Francis di drogarsi di più o di meno se ritiene necessario per raggiungere l’obiettivo di adesione totale alla realtà. Ferrara autore denuncia i metodi da Actor’s Studio, la mediocrità delle star. Le fragilità caratteriali, la mancanza di rispetto, per nessuno.

 

Lo script di St. John “si concentra sulla scelta individuale, l’angoscia dell’esistenza e la fede come salto nell’ignoto”. La filosofia del padre dell’esistenzialismo sostiene che l’individuo è responsabile delle proprie scelte e della propria esistenza. Cosicché i coniugi confliggono sulle scelte del passato e del presente. Lui vuole tornare alle scelte dettate dal peccato e dal vizio come fonte vitale del loro rapporto di coppia. Lei sceglie di convertirsi per ripulirsi e rinascere. Qui St. John esplica i tre stadi dell’esistenza: il piacere immediato dato dalla vita estetica ed esteriore; la vita etica che è propria del regista fatta di regole e norme (che poi esploderanno, già durante le riprese, infine personalmente); la vita religiosa data dal rapporto con Dio che Francis/Russell contesta a Sarah/Claire come salto nel vuoto dell’incertezza, respingimento fisico e sessuale e accuse di superbia: “Chi credi di essere? Madre Cabrini?”.  La missionaria beata italoamericana.

 

In ultima analisi lo sceneggiatore, attraverso il filosofo danese, “critica la superficialità e l’individualismo della cultura borghese che porta a vivere una vita priva di senso”. E come in uno specchio, “La madre degli pecchi”, il sodale Abel mette in scena la sua vita di autore che cade nel peccato; conduce una vita dissoluta e vive nello star system hollywoodiano (un po’ ai margini al tempo, per poi staccarsene definitivamente un decennio dopo) vacuo ed effimero.

 

Occhi di serpente”, sempre nell’ottica di Kirkeegard, compie un processo filmico di discesa nell’angoscia esistenziale non come sentimento negativo, ma di consapevolezza verso la propria libertà e di scelta in un mondo senza garanzie. Il protagonista della pellicola interrompe questo processo con lo strumento brutale e vigliacco per eccellenza, la violenza.

 

Harvey Keitel, Madonna e James Russo, lodevole trio d’attori per una delle opere più controverse e affascinanti di Ferrara.

 

Harvey Keitel, Madonna

Occhi di serpente (1993): Harvey Keitel, Madonna

 

James Russo

Occhi di serpente (1993): James Russo

 

James Russo, Madonna

Occhi di serpente (1993): James Russo, Madonna

 

 

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