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Il ladrone

Regia di Pasquale Festa Campanile vedi scheda film

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La recensione su Il ladrone

di maso
8 stelle

Montesano era all'apice del successo quando interpretò l'imbroglione ebreo Caleb che segue pari passo i miracoli di Gesù di Nazareth (Cassinelli) scambiandolo per un truffatore fuori dal comune fino a riconoscerne la divina capacità di infondere speranza ed impartire una sana dottrina nei suoi seguaci proprio nel momento più drammatico della sua parabola terrena e proprio la prova superlativa del bravo attore romano è secondo me la carta vincente e l'aspetto più apprezzabile del film oltre ad una ottima sceneggiatua che raramente si inceppa.
Girato in locations adeguate e suggestive ha però il suo punto debole proprio nella regia di Festa Campanile troppo terra terra soprattutto nelle scene in cui Caleb incrocia la strada con il figlio di Dio nelle quali secondo me avrebbe dovuto evidenziare un qualcosa di magico nelle immagini proprio per creare un contrasto forte fra i due temi principali della trama, ovvero l'arte di arrangiarsi ed il potere della fede con la quale spesso si lenisce la frustrazione causata dalle avversità della vita.
Il personaggio del titolo è molto godibile: ci si affeziona facilmente alla sua gioia di vivere nel bene e nel male come detto soprattutto grazie alla prova efficace di Montesano, a mio avviso dotato di grande talento mimico a sostegno della espressione facciale sospettosa e sarcastica nei confronti del messia, furba e astuta nella messa in atto dei suoi bidoni, sentimentale ed attraente con le sue conquiste femminili, commovente nel tratto che colpisce tutti gli amanti degli animali con le disavventure del fido cane Josuè complice delle sue truffe, rabbiosa di un furore chiuso dentro contro i romani prepotenti e ottusi.
Due figure femminili di rilievo spiccano nel cast: l'ormai donna matura Edwige Fenech lontana da Giovannone e Ubalde che mette in mostra oltre alla proverbiale bellezza una recitazione comunque migliorata rispetto ai film da me citati, capace di contrapporsi con personalità all'istrionismo di Montesano e Bernadette Lafont, attrice molto famosa in Francia che avevo ammirato nel divertente film di Truffault "Mica scema la ragazza" dove sfoggiava la sua sensualità transalpina nei panni di una giovane vagabonda irresistibile, qui un po come la Fenech ha il ruolo più maturo di una ricca patrizia romana che rimane ammaliata dalla vitalità e dalla spensieratezza di Caleb ed è come sempre molto affascinante.
La scena più importante e forse quella meglio riuscita è la via crucis in cui Festa Campanile finalmente lavora un po più di montaggio impaginando diverse inquadrature ma inevitabilmente mette in mostra qualche inverosimiglianza nella messa in scena con quelle croci un po piccoline, rimane comunque un film interessante che sviluppa la bella trovata di raccontare la vita di Gesù dal punto di vista di un suo contemporaneo giudeo.

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