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Distretto 13: le brigate della morte

Regia di John Carpenter vedi scheda film

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La recensione su Distretto 13: le brigate della morte

di Enrique
7 stelle

Emozioni forti sono di casa presso il Distretto 13.

Una tranquillità sinistra aleggia nell’aria (Baliverna) e serpeggia lungo le strade deserte di un angolo di città allo sbando (abbandonato da tutti, financo, non ultime, dalle forze di polizia). Peraltro non una città qualsiasi, ma la città “degli angeli”, ovvero una metropoli di milioni di abitanti (succederà, così, che i protagonisti rimangano soli in mezzo alla moltitudine; Immorale. Ecco il primo paradosso!). Ma "la tranquillità" delle prime scene è solo il presagio di un caos (vjarkiv) - quello che segue - violento e inesorabile.

Ecco perché “metropolitano” appare il western di Carpenter; Un bellissimo western camuffato da thriller poliziesco (sigourneyrules) per (molto banalmente) mancanza di fondi (quelli necessari per consentirgli di omaggiare Howard Hawks e il suo Un dollaro d’onore con la medesima “moneta”).

Un western di poche parole (il taciturno Napoleone Wilson pare il “fratello maggiore” - jonas - del taciturno Jena Plissken), ma di grande suspense. Perché il western di Carpenter presenta i tratti tematici tipici delle sue opere, quelli che ne hanno fatto la fortuna (l’incombente minaccia del Male, un'entità che si rivela in varie forme ed è sempre in agguato; Kotrab).

Così, una lugubre, lunga notte Carpenter cala sul “non-luogo” ove si svolgono i fatti (un distretto abbandonato in cui sembrano addensarsi tutti i fantasmi dell'eterna notte carpenteriana; callme Snake), sì da accordare protezione a forze occulte non ben identificate e da offrire loro la possibilità di orchestrare un violentissimo assalto, apparentemente in cerca di vendetta; di fatto in cerca di sangue.

Si scatena, così, un duro scontro, all’ultimo sangue, la cui claustrofobia e asciutta rappresentazione alza notevolmente (del pari con il buon tema musicale scritto dallo stesso Carpenter) l’asticella della tensione. 

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