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Nosferatu a Venezia

Regia di Augusto Caminito vedi scheda film

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La recensione su Nosferatu a Venezia

di HypnoticEye
3 stelle

Le leggendarie bizze di Klaus Kinski sul set di questo film costrinsero al licenziamento del regista Mario Caiano - che era a sua volta subentrato a Pasquale Squitieri - e obbligarono il produttore Augusto Caminito a portare a termine la pellicola alla bell'e meglio: a lavorazione ultimata si trovò in mano solo metà del girato previsto, per cui, in fase di montaggio, fece miracoli per dare alla luce un simil-film, frutto dell'assemblaggio di sequenze da lui stesso girate con alcune parti realizzate invece dai suoi collaboratori Luigi Cozzi e Maurizio Lucidi nonché dallo stesso Kinski, ottenendo così un'opera completamente diversa nel plot rispetto alla sceneggiatura iniziale e dall'andamento frammentario e sbrindellato. La responsabilità di tutto ciò era da attribuire al mitico attore polacco che, irascibile e capriccioso come non mai, in realtà il film voleva dirigerlo lui - ed è ciò che sarebbe riuscito a fare di lì a poco col disastroso "Paganini". Sceneggiatura da fumetto d'altri tempi, fotografia e musiche enfatiche, cast delle grandi occasioni... sprecate, effetti speciali risibili. Non disprezzabile invece una certa atmosfera triste, lugubre e decadente, così come la recitazione dello stesso Kinski: pur interpretandolo senza troppo impegno e convinzione, il suo è un vampiro che suscita più pietà che orrore, una figura di cui accentua stanchezza e solitudine (come del resto aveva già fatto, ma muovendosi su altri livelli, col Nosferatu herzoghiano). Completamente sottoutilizzato risulta, al contrario, Donald Pleasence - qui doppiato in maniera inefficace da Elio Pandolfi - nel ruolo di un prete codardo: il grande caratterista britannico funzionava molto di più quando vestiva i panni dell'intrepido cacciatore di mostri (chi non ricorda il suo dottor Loomis, vera e propria nemesi di Michael Myers nella saga di "Halloween"?). A dare la caccia al principe della notte fra le calli di una Venezia funerea ci pensa il Van Helsing dei poveri Christopher Plummer, altrettanto poco significativo in un ruolo che richiedeva incisività e carisma, caratteristiche che non mancano di certo al famoso attore canadese, ma che calate in un contesto così mediocre, e a tratti ridicolo, finiscono per essere sopraffatte. 

Caminito farà meglio successivamente dirigendo "Grandi cacciatori", misconosciuto film avventuroso di scarsissima circolazione - che però, essendo prodotto come il precedente da Reteitalia, viene trasmesso almeno una volta all'anno da Rete 4 alle 3 del mattino - con protagonisti Harvey Keitel e Klaus Kinski, il quale forse, data la qualità nettamente superiore della pellicola, nulla fece per ostacolare il lavoro al povero Caminito. Nel caso del Nosferatu veneziano, purtroppo, siamo dalle parti della bella idea buttata via.

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