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Sette note in nero

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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La recensione su Sette note in nero

di Utente rimosso (cinerubik)
7 stelle

È arrivato il momento di dare a Fulci ciò che gli appartiene. Dopo aver condiviso su questo forum tutta la mia delusione per il suo (prodotto, non diretto) "Bloody Psycho" eccomi qua di nuovo, stavolta conquistato da "Sette Note in Nero", thriller/noir del 1977 palesemente "ispirato" da film e racconti come Profondo Rosso (di Dario Argento) e Il Gatto Nero (di Edgar Allan Poe).

 

 

La locandina è eloquente: un muro che cela una macabra verità.

Lo scopre ben presto la protagonista Virginia (Jennifer O'Neil), con doti paranormali manifestate già durante l'infanzia quando, durante un'uscita scolastica, ebbe la visione del suicidio di sua madre gettatasi da una rupe (scena per la quale, nonostante il budget limitatissimo, parte della troupe si trasferì per qualche giorno nei pressi delle scogliere del Kent). Dopo una sigla vagamente inquietante (With You cantata da Linda Lee) composta dal maestro Tempera (erano gli anni delle canzoncine "placide" e -solo apparentemente- rassicuranti), ritroviamo Virginia adulta e al volante di un auto tra i giochi di luce di autostrada e gallerie, in preda a una nuova visione frammentata ed "ermetica", ricca di dettagli incomprensibili sull'assassinio di una donna a lei sconosciuta. Tornata a casa e ad occuparsi della ristrutturazione della villa senese del marito, l'uomo d'affari Francesco Ducci (Gianni Garko), si rende conto di essere circondata da oggetti e luoghi presenti nella sua visione che si vanno via via focalizzando. Questo innescherà, con l'aiuto della polizia e di un amico psicologo, un'ansiosa e terrificante ricerca della verità capace di far riaffiorare crimini ormai dimenticati.

 

 

Ottimo thriller, capace di miscelarsi con l'horror in più di una sequenza.

Visionandolo per la prima volta ai nostri giorni (oltre 40 anni dopo l'uscita nelle sale), conserva un fascino "grezzo" che definirei "rustico". Il montaggio è tutt'altro che perfetto. Fulci utilizza quasi "didascalicamente" lo zoom sugli occhi di Virginia ogni volta che un oggetto reale viene da lei rivissuto (e quindi identificato) in un flash-back della sua visione.

La colonna sonora (di Fabio Frizzi, Franco Bixio e il sopracitato Tempera) "impenna" ad ogni dettaglio rivelato.

Nonostante alcuni difetti che lo rendono tecnicamente meno "raffinato" di altre opere a lui contemporanee (il 1977 era l'anno di Star Wars, Abissi, Airport '77 ma anche degli italiani Suspiria e Casotto -per citarne alcuni-), Sette Note in Nero è un film piacevole, inquietante, capace di sorprendere e ricco di spunti originali nonostante le sue fonti d'ispirazione siano più d'una. È come una ricetta classica rielaborata che assume una sua identità. Fulci, grande esploratore del cinema a 360 gradi, non gioca sullo splatter o sul cattivo gusto (pur non lesinando sangue e violenza) ma punta sui fatti. Una storia che appassiona e sorprende più di una volta nei suoi spiazzanti cambi d'inerzia. Colpi di scena e quadrature del cerchio non si fanno attendere.

 

Come mattone dopo mattone si erige un muro, così "mattone dopo mattone" si edifica un buon film.

 

Mi sentivo in debito col maestro Fulci, autore (fra i tanti altri) di Non Si Sevizia un Paperino, film bello in maniera inversamente proporzionale al titolo.

A proposito di titolo, mi sono sforzato di dare un significato a quelle SETTE NOTE IN NERO che probabilmente si riferiscono alla melodia del carillon dell'orologio della protagonista. E a proposito di melodia, Quentin tarantino, da grande estimatore di Fulci, prese in prestito il tema di Tempera "Seven Notes in Black" per fargli fare da sottofondo al risveglio dal coma della "sposa" Uma Thurman in Kill Bill.

 

Per gli amanti del vecchio cinema è da adorare.

Per gli amanti del cinema è da vedere assolutamente.

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