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Cimitero vivente

Regia di Mary Lambert vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Cimitero vivente

di alan smithee
5 stelle
Un giovane medico, la bella consorte, due bambini (una ragazzina sui 10 anni, ed un bimbetto poco più che neonato) ed un gatto, si trasferiscono dalla città, sino in una amena località di montagna, in modo da allontanarsi dallo stress della caotica quotidianità metropolitana.
Poco distante dalla bella casa con giardino e bosco di cui prendono possesso, scoprono poco dopo che è presente un luogo di culto assai insolito e curioso: un cimitero che accudisce le spoglie dei poveri animaletti domestici, alcuni morti per svariate cause naturali, e molti tra questi invece rimasti vittima di incidenti stradali fatali: la strada lunga e rettilinea percorsa da grossi autoarticolati miete vittime con cadenza pressoché quotidiana.
Se da un lato la circostanza affascina Ellie, la bambina della coppia, dall'altro la impensierisce anzitempo circa il futuro del loro giovane gattino Church, spingendola - forse prematuramente - a perlustrare territori ricchi di incognite come quelle inerenti il destino degli esseri viventi dopo la morte.

Quando il povero gatto viene trovato stecchito, ecco che il medico è costretto a venire a patto con un discorso in cui dovrà affrontare queste spinose argomentazioni con la figli.

Un anziano di casa, tuttavia, compresa la situazione, decide (non lo avesse mai fatto) di aiutare il suo vicino, accompagnandolo a seppellire il corpo dell'animale non tanto nel cimitero degli animali, bensì in un antico luogo di culto dei pellerossa, situato in una zona impervia poco distante.
Come già successo in passato (non solo ad animali domestici), il gatto si ripresenta a casa prima del ritorno della figlia.
Ma il suo modo di comportarsi appare decisamente più tenebroso, influenzato da un indole malefica che lo spinge ad ostentare una aggressività fuori controllo.
Il problema non sarà tuttavia concentrato sul comportamento del gatto, quanto sulla medesima soluzione che il padre di famiglia deciderà di adottare per fronteggiare un altro e ben più grave lutto che farà seguito ad un gravissimo incidente. Vedere per credere, fino alle più estreme e controverse conseguenze.

Da un celebre romanzo datato 1983, uscito dalla mente geniale e diabolica del grande Stephen King, Pet Sematary (dal nome storpiato del cartello che indica ai visitatori il luogo di culto dedicato agli animali domestici defunti), sono state tratte due versioni.
La prima, datata 1989, a cura della regista Mary Lambert (responsabile altresì di uno scialbo sequel del '92, oltre che del confusionario ma affascinante esordio con il sexy-noir Siesta, è un adattamento scritto dallo stesso Stephen King, e per questo inevitabilmente assai fedele all'opera originale.
Il film sviscera la sua storia con una sufficiente professionalità da essere considerato un discreto film horror, alla pari dei vari Cujo, Grano Rosso Sangue, Brivido (dello stesso King) ovvero degli adattamenti corretti, ma non certo geniali come quelli ad opera dei grandi maestri che di presero cura di opere d'arte come Shining o Misery, per non parlare del Carpenter di Christine. Il cast coinvolto (tra gli attori, in un curioso cameo di sacerdote, appare lo stesso King), a partire dal belloccio ma insipido Dale Midkiff, alla biondina Denise Crosby, non si può dire faccia faville, limitandosi a prestazioni entro il limite sindacale, eccezion fatta per il valido caratterista Fred Gwynne, fisico dinoccolato alla Pippo di Walt Disney, qui impegnato ad impersonare il ruolo chiave dell'anziano vicino di casa della nostra famiglia, Jud Crandall.  Voto **1/2 

Il nuovo adattamento, a cura della coppia di registi nota per il valido ed inquietante Starry Eyes del 2014 - Kevin Kolsch e Dennis Widmeyer -  risulta ripercorrere in linea di massima i sentieri tracciati dall'opera del celebre, iconico scrittore del terrore, salvo distinguersi in alcuni particolari cruciali che, se sostanzialmente non invertono l'esito tetro e pessimistico della cupa vicenda, dall'altro forniscono un risvolto interessante che rende giustizia ad una suspence ben giostrata e scandita.
A dare maggior credito a questa nuova trasposizione, contribuisce non poco il cast maturo scelto per affrontare i ruoli principali della fosca storia: Jason Clarke, fisico possente e rassicurante che non riesce tuttavia a schermare il disagio e l'impotenza che una presenza demoniaca nascosta e circoscritta in un terreno maledetto dalla storia, appare una scelta fondamentale e matura, così come il grande John Litgow appare assolutamente coerente col ruolo antecedentemente affidato a Gwynne.
Pertanto più film del "quasi film-tv" precedente dell'ormai lontano 1989, questo nuovo Pet Sematary risulta, nelle atmosfere entro cui si sviscera la vicenda, nella suspence gestita e prodotta dalla storia, nell'epilogo noto a chi ha visto il primo film, ma qui decisamente più inquietante, un film più maturo e valido, a discapito della regola generale che vede i rifacimento spesso come delle sfocate fotocopie dei più apprezzati originali. Voto ***
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