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I quattro dell'Ave Maria

Regia di Giuseppe Colizzi vedi scheda film

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La recensione su I quattro dell'Ave Maria

di giurista81
6 stelle

Sequel di "Dio Perdona... Io No!" scritto e diretto da Giuseppe Colizzi. Non siamo ancora nel sottogenere fagioli western, anche se non mancano le scazzottate. Rispetto al prequel il film è addirittura meno comico. Terence Hill non è ancora il guascone alla Giuliano Gemma, ma resta legato al suo Django de Preparati la Bara. Lo stesso Bud Spencer è più incazzoso del solito, spara anche con un fucile munito di sette canne.
Il cast artistico è notevole, accanto a celebri caratteristi come Steffen Zacharias, Remo Capitani, Riccardo Pizzuti (questi tre li ritroveremo tutti nella saga Trinità), Benito Stefanelli e Federico Boido, abbiamo anche Eli Wallach che, seppur meno sopra le righe, tende a ripetere il Tuco de Il Buono, il Brutto, il Cattivo. Purtroppo il film paga una sceneggiatura troppo diluita che diviene interessante solo nella sua seconda metà. Il personaggio di Wallach è ben caratterizzato (parla ricordando di continuo gli insegnamenti del nonno), ma non si lascia ricordare troppo. Più abbozzata la coppia Spencer-Hill, neppure tratteggiato invece il quarto componente della banda interpretato dal colored Brock Peters che si distingue solo per le doti da acrobata circense.
C'è anche qualche spruzzatina tortilla western, ma molto superficiale con l'assalto a un fortino dove si fucilano i peones.
Non molte le sequenze degne di nota per originalità. Si segnala uno scontro di boxe molto rozzo tra Bud Spencer e un gigante di colore, ma soprattutto è degna di nota la lunga sequenza finale in cui viene messa a segno una  complicatissima truffa all'interno di un casino, con Hill che comunica ai complici il numero della roulette su cui ha scommesso Wallach per permettere agli stessi di posizionare un magnete sotto la roulette.
Notevole anche il duello quattro contro cinque all'interno del casino su un tappeto vivente di scommettitori truffati costretti a restare sdraiati a terra.
Fotografia non eccelsa, sufficiente la colonna sonora.
Sebbene si dica in giro che sia il migliore western di Colizzi, personalmente lo ritengo inferiore a Dio Perdona. 

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