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Nick mano fredda

Regia di Stuart Rosenberg vedi scheda film

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La recensione su Nick mano fredda

di hupp2000
8 stelle

Luke Jackson (non capisco perché nella versione italiana si chiami Nick) deve scontare due anni in un centro penitenziario, vale a dire due anni di lavori forzati. Dopo due tentativi di evasione falliti, finge di sottomettersi alle regole ferree dell’istituto, ma è solo un bluff in attesa di una terza ma fatale fuga. Film carcerario, certamente, ma soprattutto film romantico nel senso letterario del termine. Un protagonista eroe a tutto tondo, in rivolta personale contro ogni “sistema”, capace di resistere ad ogni ingiusta e gratuita violenza con un sorriso sornione, sarcastico e distaccato. Nick si scava la fossa con altezzosa caparbietà. E’ un leader naturale, è amato da tutti i suoi compagni detenuti, si confronta da pari a pari con i suoi aguzzini e ne paga puntualmente le conseguenze. Datato finché si vuole, il film di Stuart Rosenberg è abilmente costruito sull’indubbia forza carismatica di Paul Newman e riesce a far penetrare lo spettatore nell’atmosfera chiusa del campo di prigionia. Si avvale peraltro di una sceneggiatura piuttosto originale. Balza tuttavia agli occhi che, rispetto a quanto visto in pellicole come “Papillon” (Franklin J. Schaffner, 1973), “Fuga di mazzanotte” (Alan Parker, 1978) o “Fuga da Alcatraz” (Don Siegel, 1979), questo istituto di detenzione sembra quasi una colonia di vacanze, certo un po’ rude, ma con spirito di gruppo, senso dell’amicizia e della solidarietà, elementi crudelmente assenti nei titoli citati. Qui, siamo piuttosto dalle parti di un glorioso predecessore: “Il ponte sul fiume Kwai” (David Lean, 1957), con molto meno senso dello spettacolo. Paul Newman sorride molto e bene. Il ruolo gli è cucito su misura, nel periodo migliore della sua carriera. Gli fa da spalla un grande George Kennedy, attore mai protagonista ma sempre adeguato ai suoi personaggi. Qui è burbero, ignorante e generoso, addirittura sentimentale nel suo affetto per un Nick Mano Fredda che sembra sdegnarlo. Tra le molte comparse, si staglia ovviamente Dennis Hopper, destinato a ben altra carriera! Buona colonna sonora di Lalo Schifrin.

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