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Nemico pubblico

Regia di William A. Wellman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Nemico pubblico

di Ethan01
9 stelle

Uno dei primi e dei più grandi gangster-movie di sempre, interpretato da un James Cagney in stato di grazia.

Paradigma del gangster-movie, insieme a Piccolo Cesare di Mervyn LeRoy e Scarface di Howard Hawks, nonché uno dei suoi vertici più alti.

Un film duro, nervoso e fulminante, diretto con uno stile crudo e modernissimo da William Wellman, e interpretato da un James Cagney a dir poco favoloso (splendidamente doppiato nella versione italiana da Nando Gazzolo), che attraversa il film letteralmente come una furia, dando vita a uno dei primi antieroi della cinematografia americana, con un personaggio totalmente negativo ma allo stesso tempo affascinante.

Magnifica la sceneggiatura, piena di battute memorabili, che ricostruisce la vita di Powers fin dalla sua fanciullezza e dalle sue prime malefatte, il suo traviamento (causato in parte da cattive compagnie e in parte dalla sua indole) e poi la sua ascesa.

E tutto questo è descritto oggettivamente, senza alcun tipo di enfasi o moralismo; infatti il fine degli autori di "Nemico Pubblico" (come dichiarato nella sigla d'apertura) è semplicemente quello di descrivere la criminalità presente in alcuni contesti (incentivata dal Proibizionismo), un problema con il quale la società è chiamata prima o poi a misurarsi. Indimenticabile la caratterizzazione del protagonista, tenero e dolce con la madre ma indomabile con i nemici o con chiunque tenti di ostacolarlo: è entrata nell'immaginario collettivo la scena in cui spreme un pompelmo in faccia alla fidanzata.

Parecchie le sequenze d'antologia, archetipiche, che saranno tenute presenti da chiunque successivamente si cimenterà con questo genere: basti pensare alla scena in cui Powers, dopo aver affrontato i rivali, esce in strada ferito e barcollante, sotto la pioggia, oppure allo spiazzante e sconcertante finale, in cui il corpo del gangster viene legato e impacchettato come quello di una mummia e consegnato al fratello.

In breve ci troviamo di fronte a un caposaldo, un film che continua a stupire a distanza di quasi novant'anni e che dimostra come registi quali Scorsese e Coppola non abbiano inventato nulla di nuovo, ma si siano limitati soltanto a prendere in prestito schemi già presenti e codificati.

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