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Full Metal Jacket

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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La recensione su Full Metal Jacket

di AlbertoBellini
10 stelle

 

Un gruppo di marines americani, reclute normali presto trasformate in macchine per uccidere dall'intenso e implacabile addestramento del feroce sergente Hartman, parte per il Vietnam e sperimenta nella cruda offensiva del Tet, che ha per teatro la città vietnamita di Hue, gli orrori di una guerra micidiale per entrambi gli schieramenti, da cui i superstiti non usciranno vincitori, né vinti, ma disumani e cinici professionisti di morte.

 

Riguardo 'Shining', scrissi che si trattasse dell'unica opera horror diretta da Stanley Kubrick tra doppie virgolette per un semplice motivo: ciò che noi tutti definiamo con la parola "horror" è, in realtà, sempre stato il pane quotidiano del medesimo Autore, la base di ogni sua singola creatura; E 'Full Metal Jacket' non ne è da meno, nonostante riporti inequivocabilmente alla guerra del Vietnam. Al contrario di quanto molti affermano, come con 'A Clockwork Orange', non ci troviamo al cospetto di un elogio alla guerra o alla violenza, ma al manifesto di denuncia per eccellenza, insieme all'opera citata poco fa. Diviso in due distinti parti (il duro addestramento del Sergente Hartman e una missione di salvataggio con conseguente assassinio di un cecchino Viet Cong), 'Full Metal Jacket' torna ad evidenziare negativamente il lato più umano (e disumano) del nostro essere: la psicologia; e ciò tramite la guerra, l'invenzione ancor più disumana dello stesso, mezzo già utilizzato in passato dal regista statunitense. Se però con 'Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb' si trattava l'argomento con assoluto sarcasmo, ciò che prevale in 'Full Metal Jacket' è l'odio e la voglia di mostrare a nudo ciò che Kubrick ha sempre considerato come una malattia incurabile.

 

 

Sin dal primo momento si notano diverse scelte di messa in scena, particolari visivi ed uditivi che conducono ad una probabile nuova fase, iniziata e conclusa con 'Eyes Wide Shut', nella carriera di Stanley Kubrick. Ciò che prevalgono in primis sono le musiche: le sinfonie classiche di Strauss, Rossini e Beethoven lasciano il proprio posto alle voci incalzanti di Nancy Sinatra, Johnnie Wright e dei The Trashmen, perfette per il genere contestuale. Come di consueto, superbo il cast, composto da Matthew Modine (Joker), Arliss Howard (Cowboy), Vincent D'Onofrio (Leonard Lawrence), Adam Baldwin (Animal) e R. Lee Ermey (Sergente Maggiore Hartman), la cui immensa interpretazione fu (talvolta) improvvisata "grazie" al proprio passato militare.

Ricordato troppo spesso nel senso negativo del termine, 'Full Metal Jacket' è, in parte, la conclusione della filmografia "Kubrickiana" ma, d'altra parte, è solo l'inizio di un qualcosa che, ancora oggi, non tutti (compreso il sottoscritto) hanno ben compreso.

 

Concludo con un'inquadratura simbolica di un ancor più simbolico personaggio per la settima arte: l'immagine della follia, della disperazione, della sconfitta, della guerra.

 

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