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Il piacere

Regia di Max Ophüls vedi scheda film

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La recensione su Il piacere

di millertropico
10 stelle

Secondo film girato durante il suo forzato soggiorno in terra di Francia dovuto alle sue origini ebree che lo avevano costretto ad abbandonare la sua patria natia alla ricerca di una libertà altrimenti perduta, eche lo vide transitare prima in Francia (appunto) per poi trasmigrare negli Stati Uniti d’America, Le plaisir (1952) è uno dei capolavori assoluti di Max Oph?ls (all’anagrafe Max Oppenheimer) riconosciuto a pieno diritto uno dei più grandi cineasti del secolo scorso.

 

Il film, tratto da alcuni racconti di Guy de Maupassant, è diviso in tre episodi: La maschera (interpretato da Claude Dauphine e Gaby Morlay) che narra la storia di quello che appare come un giovane uomo mascherato alla ricerca di forti emozioni che si reca ogni sera al Palais de la Dance per scatenarsi in balli sfrenati fino a quando un giorno, stremato, stramazza a terra e viene soccorso da un medico che, togliendogli la maschera, farà scoprire a tutti la sua vera identità. Il secondo, La casa Tellier (interpretato da Jean Gabin e Madeleine Renauld) ha invece al centro del racconto la tenutaria di un bordello che chiude per un giorno la casa di tolleranza che gestisce, per far partecipare le sue ragazze alla cerimonia della prima comunione del nipote. Il terzo infine, La modella (interpretato da Jean Servais e Simone Simon) parla di uno spregiudicato pittore che col suo comportamento sbarazzino finisce per spezzare il cuore alla sua modella che nel tentativo di togliersi la vita, rimane paralizzata

.

Il film fu accolto molto freddamente alla sua uscita ma successivamente fu rivalutato da Jean-Luc Godard attraverso le pagine dei Cahiers du Cinema e da quel momento è diventato (meritatamente) un classico immortale e immarcescibile della cinematografia di tutti i tempi.

Elegante nella forma,m è un’opera che evidenzia bene il magistrale uso che Oph?ls fa della cinepresa (marchio di fabbrica di tutto il meraviglioso cinema realizzato da lui realizzato) reso ancora più prezioso da un montaggio altrettanto strabiliante che aiuta conferire all’opera un andamento quasi musicale.

 

Da vedere e rivedere all’infinito insomma.

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