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Una sull'altra

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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La recensione su Una sull'altra

di maso
8 stelle

"Una sull'altra" rappresenta uno dei film più riusciti di Fulci in cui convivono moltissimi elementi di attrazione ancora oggi.

L’ambientazione californiana già di per se è motivo d’interesse: l’approccio con cui Fulci si aggira per San Francisco è antesignano a classici come “Bullit” e “Petulia” dove veniva raffigurata con i suoi continui sali e scendi visti dal basso mentre le inquadrature di Fulci partono dall’alto per poi stringere nel dedalo urbano e quindi svolgere la trama soprattutto negli interni tipici di questa città così mitica per la generazione della controcultura anni sessanta, il finale poi ha il sapore documentaristico di chi vuol mostrare il modus operandi del braccio della morte nel famigerato carcere di San Quintino dove Fulci si innamorò morbosamente della camera a gas eletta a vera e propria location tanto che durante le riprese ne fu infranto accidentalmente un vetro causando il rinvio di una esecuzione.

L’incastro giallo erotico ha qualche inverosimiglianza ma non inciampa mai in forzature assurde nella soluzione finale come avveniva ad esempio in “Una lucertola con la pelle di donna” molto inferiore anche sotto l’aspetto tecnico che è invece molto buono in “Una sull’altra” sostenuto anche dalla prova di un cast molto affiatato e assemblato con oculatezza.

Il rimando diretto dell’intreccio è con “Vertigo” di Hitchcock: anche qui c’è un personaggio femminile dai capelli castani che ha una sosia bionda e completamente diversa dal punto di vista caratteriale, come in “Vertigo” si rimane sospesi fino alla fine sul fatto che possa essere o no la stessa persona anche perché Marisa Mell è brava a insinuare il dubbio negli spettatori oltre ad essere sensuale nelle aperture erotiche della sceneggiatura, la somiglianza con Anita Ekberg è impressionante e credo che sia stato il suo biglietto da visita per costruirsi una discreta carriera nel mondo del cinema, un gradino sotto si pone come esposizione il personaggio di Elsa Martinelli che è comunque interessante visto che interpreta una fotografa specializzata nell'immortalare belle modelle e rimanda un po’ al suo coevo maschile interpretato da David Hammings in “Blow Up” di Antonioni, fra loro uno spaesato dottor Dumurrier interpretato discretamente da Jean Sorel che si ritrova suo malgrado condannato a morte in un incastro diabolico.

Il film alla sua uscita ebbe qualche problema con la censura per la scena lesbo assolutamente innocua e per niente spinta fra la Mell e la Martinelli e per la sequenza molto bella nel night club pieno di cameriere in topless dove la Mell fa uno spogliarello a cavallo di una Harley Davison ma a Fulci piaceva rischiare ed ebbe ragione perché il film riscosse un notevole successo.

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