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La ragazza con la pistola

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su La ragazza con la pistola

di Baliverna
5 stelle

Mario Monicelli, il quale ben sapeva che cosa fosse una sceneggiatura ben fatta, diresse questo film, secondo me senza crederci. Ma il pubblico gli diede spago.

Lo so che a molti piace – e per questo ho voluto vederlo – ma a me è sembrata solo una commediola appena guardabile, non degna di Monicelli. La sceneggiatura è grossolana, e Monicelli è insicuro. La stessa base del soggetto e della trama è debole: lui la rapisce per sbaglio, lei però era innamorata di lui, questi la respinge, lui fugge (perché?), e lei lo insegue per vendicarsi (di cosa? di non averla voluta? di averla violata?). A me sembra un discorso un po' confuso, che non va a parare da nessuna parte. L'unica cosa chiara è la satira di certi costumi siciliani.

Quanto all'insicurezza del regista, si pensi alla scena dove lei va a chiedere di lui al ristorante italiano. L'attore che fa il cameriere non sa che espressione assumere e cosa fare, e la scena è visibilmente stiracchiata. E poi quel tizio che raccoglie le banconote accartocciate non si capisce che senso abbia.

L'apparizione di Stanley Barker è un sollievo, perché si sospendono per un po' le scenate, le urla, la recitazione sopra le righe o addirittura farsesca. L'attore inglese riporta, cioè, un po' di misura.

Per il resto, è una commedia di grana grossa, spesso sopra le righe, che procede a tentoni su un canovaccio di massima. Carlo Giuffrè è bravo, ed è forse è uno degli attori più sprecati del cinema di quegli anni. La Vitti – che io preferisco nei film di Antonioni - è bellissima, ma questo non basta a riscattare questa pellicola. È evidente, peraltro, oltre il messaggio femminista (nel senso di vendetta e di indipendenza della donna), l'intento di esaltare il Regno Unito davanti alla misera Italia, e la miserrima Sicilia. Oggi, tuttavia, io penso che si viva meglio nell'Isola italiana che in Inghilterra.

Monicelli dirige poco convinto, il copione è scadente, ma il successo lo premiò ciononostante. Per la Vitti si chiusero le porte dei drammi sentimentali, e si aprirono quelle della commedia.

 

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