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Americani

Regia di James Foley vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Americani

di Andreotti_Ciro
8 stelle

In una notte piovosa la filiale di un’agenzia immobiliare sta per subire una rivoluzione. L’arrivo di Blake, responsabile inviato dalla sede centrale, mira a spronare i quattro agenti presenti a uscire e vendere, in palio c’è infatti una fiammante Cadillac, per chi invece non dovesse riuscire a migliorare i propri standard l’epilogo può solo essere il licenziamento. Nell’arco di una sola notte i quattro venditori dovranno capire cosa sarà del loro futuro.

 

Tratto da una pièce teatrale firmata da David Mamet, due volte candidato agli Oscar e nel 1984 vincitore del Pulitzer proprio per questa denuncia cruda e molto personale dell’ America Reaganiana degli anni ’80. Il film uscito nel 1992 narra la pena di chi non riesce più a trovare pace attraverso la più spietata delle professioni, il venditore che, al termine di una sola notte, può passare dal successo alla quasi certa rovina. A spronare i quattro protagonisti tutti capaci d’incarnare le debolezze umane e i problemi di chiunque si trovi a un passo dal licenziamento, e il loro capo filiale Williamson, portato in scena da un poco più che trentenne Kevin Spacey ancora a inizio carriera, un Alec Baldwin che alterna molte offese e poche parole d’incoraggiamento per il futuro vincitore del premio e i prossimi disoccupati.

 

Diretto dal poco celebrato James Foley, perennemente in bilico fra pellicole d’azione (the Corruptor) e più recentemente di cassetta (Cinquanta sfumature di Nero e Cinquanta sfumature di Rosso), che quasi trent’anni or sono portò in scena un manipolo di attori capace di completarsi con le vette recitative raggiunte da Jack Lemmon, premiato a Venezia con la Coppa Volpi, padre a un passo dalla pensione e venditore disperato caduto in disgrazia, e Al Pacino, scaltro venditore che sa come avvicinare la propria preda al punto di arrivare a un passo, uno solo, dalla statuetta Oscar. Turpiloquio, il buio degli interni e una fotografia che rende il dramma sempre più simile a una pellicola di genere hard – boiled, sono il marchio di fabbrica di un film che difficilmente si riesce a dimenticare al punto di volerlo, potendolo, rivedere anche nel buio di un teatro.

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