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Americani

Regia di James Foley vedi scheda film

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La recensione su Americani

di Baliverna
8 stelle

E' un film tutto basato sugli attori e sui dialoghi, girato in luoghi chiusi, che tuttavia funziona molto bene e non annoia nemmeno un po'. La regia è concentrata appunto sugli interpreti, sulla loro recitazione e i loro spostamenti nello spazio, e poco, mi pare, sulla macchina da presa e i suoi movimenti. Nonostante tutto ciò, è secondo me azzardato parlare di teatro filmato, perché quello certo non pensa all'inquadratura e alla posizione dei personaggi dentro di essa. Specie nell'ultima parte, infatti, più volte quest'ultima è una specie di mosaico composto anche da tre personaggi a distanze diverse. Bravi ho trovato soprattutto Jack Lemmon e Al Pacino. Un po' meno convincente, invece, l'attore che fa il capoufficio (come si chiama?); mi è sembrato un po' statico e inespressivo. Il vecchio Lemmon è un ottimo uomo disperato, che si affanna angosciosamente per salvare dalla rovina se stesso e la figlia malata, con l'ospedale che minaccia di cacciarla se non viene pagato il conto. Pacino, invece, interpreta un vero perscecane del mercato immobiliare, spregiudicato e aggressivo, disposto a lavorarsi una vittima per ore, e con le più larghe manovre, pur di chiudere un contratto. Comunque spregiudicati e truffaldini lo sono tutti, perché l'imperativo categorico è vendere, vendere, vendere. Con ogni mezzo. A monte ci sono le fortissime pressioni della direzione generale, che tiene tutti per la gola con la minaccia del licenziamento. L'inviato della sede centrale è un personaggio abbastanza repellente, tutto dedito al denaro e alla carriera, perché questi sono i suoi unici valori. La menzogna, inoltre, è un ingrediente usato con abbondanza da tutti, praticamente a getto continuo.
Il titolo italiano forse è un po' tirato per i capelli, ma è anche vero che il film è un ritratto del modo di essere americano, specie nel mondo del lavoro. Forse vengono mostrati solo casi estremi, ma è indubbio che quella è una realtà che esiste, e comunque una degenerazione possibile del modo di lavorare non solo negli USA. Per concludere, definirei il film un buon e coraggioso esempio di "cinema da camera", in un'epoca in cui il genere certo non andava per la maggiore.

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