Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
In una Roma degradata Accattone vive di espedienti e soprattutto facendo occasionalmente il pappone. L’incontro con una donna della quale si invaghisce lo spinge a cercarsi un lavoro, ma la fatica non fa per lui. Da lì a poco tenterà un piccolo futuro che gli costerà la vita.
Uscito nel 1961, Accatone può essere considerato il manifesto della poetica di Pasolini. Una poetica che si incentra sulla descrizione di un mondo allo sfascio, una Roma dal retrogusto primitivo dove le anime dei poveri cristi che ci abitano sopravvivono a stento, passando le giornate tra espedienti vari o al bar tra partite a carte, alcol, pesanti insulti reciproci. Sembra di esserci, tra loro, una sorta di fratellanza condita però da un aspro cinismo, nella constatazione silenziosa di far parte tutti della medesima realtà che non può essere cambiata. Pasolini descrive questo mondo con tutta la pietà di cui è capace, che è molta: Accattone è anzitutto vittima di se stesso, carnefice di se stesso, preda di un microcosmo che non gli concede via di fuga, e nemmeno gli strumenti culturali e sociali per cercare di trovarne una. Un’opera fondamentale del nostro Cinema, e per capire il lascito culturale di Pasolini, toccante oggi come ieri.
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