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Doppia vita

Regia di George Cukor vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Doppia vita

di Cinemamax
6 stelle

George Cukor è storicamente noto come il "regista delle dive".  Katharine Hepburn, Jean Harlow, Greta Garbo, Norma Shearer, Joan Crawford, Rosalind Russell e Rita Hayworth sono solo alcuni dei nomi delle attrici che sono state protegoniste dei film del regista statunitense. D'altronde questa attenzione all'universo femminile venne pagata a caro prezzo da Cukor. Incaricato inizialmente per la regia del mitico Via col vento viene licenziato solo dopo 3 settimane e poche scene girate per conflitti con il produttore Selznick e per le critiche di Clark Gable che sosteneva che nelle mani di Cukor il film sarebbe stato reso "troppo femminile".

 

George Cukor, Greta Garbo, Robert Taylor

Margherita Gauthier (1937): George Cukor, Greta Garbo, Robert Taylor

 

Ma George Cukor rimane uno dei registi più poliedrici della storia del cinema capace di visitare con profitto quasi tutti i generi della settima arte. Cukor contribuisce in maniera importante anche alla storia del genere noir anni 40-50. Prima con Volto di donna (A Woman's Face) (1941) con Joan Crawford e successivamente con Prigioniera di un segreto (Keeper of the Flame) (1943) di cui sono protagonisti Katharine Hepburn e Spencer Tracy. Successivamente con Angoscia (Gaslight) (1944) che varrà alla protagonista Ingrid Bergman  il Premio Oscar di Miglior attrice protagonista del 1945. Ma il film di Cukor più propriamente noir è sicuramente Doppia vita (A Double Life) (1947) film che valse al protagonista Ronald Colman il Premio Oscar di Miglior attore protagonista del 1948.

 

Ronald Colman

Doppia vita (1947): Ronald Colman

 

Il protagonista di Doppia vita è Anthony John, un celebre attore teatrale di mezz'età che deve il successo alla sua straordinaria capacità di immedesimazione nei personaggi che si trova ad interpretare. Quando però gli capita di dover recitate la parte dell'Otello questa sua dote artistica gli fa perde il controllo e la capacità di discenimento tra realtà e finzione conducendolo verso la pazzia. Man mano che le repliche dello spettacolo si susseguono John, infatti, si immesima sempre più nella parte di Otello e sempre più empio di gelosia e di rabbia una sera rischia addirittura di soffocare durante una scena Brita (Signe Hasso) la sua ex moglie che interpreta nello spettacolo la parte di Desdemona. 

 

Signe Hasso, Ronald Colman

Doppia vita (1947): Signe Hasso, Ronald Colman

 

Anthony John, sempre più dentro i panni di Otello, vaga nella notte lungo le strade di New York finchè si introduce nella stanzetta di Pat, una procace cameriera (Shelley Winters) che aveva conosciuto per caso una sera in un ristorante italiano per soffocarla con il "bacio della morte" che John interpreta quando è in scena nella parte di Otello per uccidere la sua amata Desdemona. Sarà solo grazie all'astuzia di  Bill Friend (Edmond O'Brien), il mediocre press agent dell'attore segretamente innamorato della sua ex moglie, che John verrà incastrato. Questa volta sarà infatti Anthony John a non essere capace di distingue tra realtà e interpretazione venendo ingenuamente ingannato da una squallida attricetta pagata da Friend per interpretare il ruolo della cameriera Pat ed ingannare l'assassino.  

 

Ronald Colman, Shelley Winters

Doppia vita (1947): Ronald Colman, Shelley Winters

 

Doppia vita è sicuramente il film più compiutamente noir di George Cukor che si segnala per la qualità delle interprazioni dei personaggi del cast e per la colonna sonora che valse a Miklós Rózsa il Premio Oscar della Miglior colonna sonora nel 1948. D'altra parte le ripetute rifessioni sul ruolo dell'attore teatrale, sul confine tra realtà e spettacolo e sul senso del doppio appesantiscono la narrazione. Siamo sicuramente davanti ad un reinterpretazione in chiave intellattuale di storia  già viste (Il dottor Jekyll e mr. Hyde (Dr. Jekyll and Mr. Hyde), regia di Victor Fleming (1941), Il pensionante (The Lodger), regia di John Brahm (1944), Nelle tenebre della metropoli (Hangover Square), regia di John Brahm (1945)) che l'eccessivo tono di teatralità della narrazione appesantisce eccessivamente indebolendo il risultato in termini di ritmo e di thriling.

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