Espandi menu
cerca
Giungla d'asfalto

Regia di John Huston vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Dario1966

Dario1966

Iscritto dal 26 aprile 2020 Vai al suo profilo
  • Seguaci -
  • Post -
  • Recensioni 19
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Giungla d'asfalto

di Dario1966
10 stelle

Il capolavoro di John Huston: uno spaccato sulla società americana con la sua ossessione per il denaro, e tutti i mali che ne conseguono, ma anche una grande storia che non deluderà chi cerca il film "di genere". Splendida interpretazione corale di tutti gli attori.

Uno dei più grandi film di gangster di sempre, probabilmente il migliore di John Huston. Si potrebbe definire un noir, ne ha di sicuro alcune caratteristiche (l'attenzione focalizzata sui criminali, le scene notturne, il tasso di violenza), ma diversamente da quelli non cade mai nella tentazione dell'esercizio di stile. Non arriverei a parlare di film realista, ma sicuramente, accanto all'azione, c'è la volontà di raccontare "da dentro", senza troppi fronzoli, il mondo dei piccoli criminali che si arrabattano a campare nell'unico modo che conoscono. Quando Dick racconta il modo in cui la sua famiglia ha perso la fattoria, e lui la prospettiva di una vita onesta, quello è senz'altro il momento in cui Huston tocca la maggiore empatia con la causa dei malviventi, cosa che deve aver disturbato non poco l'opinione pubblica di allora (per inciso, il film fu un insuccesso assoluto, su cui avranno pesato le riserve morali del pubblico, ma anche un cattivo marketing).

La trama è semplice: un anziano, geniale rapinatore appena uscito di carcere si propone di svaligiare una famosa gioielleria, e cerca complici. Tutta sembra andare per il meglio, ma i piani dei malviventi saranno guastati da una parte dal caso, e dall'altra dall'avidità di uno di loro. Il male sarà sconfitto, ma la tragica fine di diversi di questi delinquenti non può dare soddisfazione a nessuno.

Mi ha colpito la scena di apertura: siamo in una città indefinita, e un'auto della polizia effettua il giro di controllo, percorrendo un rettilineo che costeggia un grande spiazzo... in ripida discesa. Non si capisce la funzione di quel posto, troppo obliquo per essere una piazza vivibile, o un campo da gioco, pare davvero voler suggerire allo spettatore che sta per inoltrarsi in un territorio sconosciuto: la faccia oscura della città, quei cittadini che sono in mezzo a noi, che incontriamo forse più spesso di quanto crediamo, ma che non sono come noi.

E' un film corale, senza un protagonista assoluto, ma direi che spiccano due coppie complementari. Da una parte le teste pensanti (il dottore e l'avvocato) dall'altra gli uomini d'azione (il gangster "di punta" e il poliziotto corrotto). Louis Calhern è l'avvocato Emmerich, anima corrotta e modi felpati, a cui l'attore presta la sua classe di interprete teatrale, sempre impegnato a simulare, mascherare i suoi sentimenti, soprattutto di fronte alla moglie, inconsapevole dei suoi traffici. Sam Jaffe è Riedenschneider, il "dottore", rinomato genio della rapina, che condivide con Emmerich l'autocontrollo e la passione per le donne giovani, che sarà fonte di guai per entrambi. Poi ci sono i gangster (l'originale li chiama "hooligans"). Fra questi spicca Sterling Hayden, che nei panni di Dick interpreta il ruolo della vita, con grande fisicità ma anche con talento. E' un peccato che questo attore abbia macchiato la sua carriera con il noto episodio della delazione ai tempi del maccartismo, che d'altronde lui stesso ha raccontato senza reticenze. E poi indicherei il tenente Dietrich (il terzo cognome tedesco, chissà che vorrà dire...) interpretato da Barry Kelley, mostro di ambiguità: in apparenza fa il suo mestiere, in pratica prende mazzette per chiudere un occhio, o tutti e due. E' forse il più amorale della compagnia, il bello è che alla fine, par di capire, se la caverà senza troppi danni. Ma non c'è un solo interprete fuori posto, nè fra gli uomini nè fra le (poche) donne, fra le quali va ricordata ovviamente la giovanissima Marilyn, in pratica al suo vero esordio nei panni dell'amante di Emmerich; e non dimenticherei Jean Hagen (ricordate la fatua diva di "Cantando sotto la pioggia"?), nel ruolo patetico della sfortunata ragazza innamorata (non ricambiata) di Dick, che gli resterà accanto fino all'ultimo istante.

Un'amara parabola sulla società americana ossessionata dal denaro, fabbrica di criminali ieri come oggi, che non vuole certo giustificare chi sceglie la via del crimine, ma quantomeno avrà gettato il seme del dubbio nella mente di tanti benpensanti. Ma non deluderà chi cerca il film di genere, con l'accuratezza della ricostruzione ambientale, la lunga sequenza dedicata al colpo, il senso di fatalità che accompagna la caduta dei "malvagi". Huston era già al suo nono film come regista, e fa impressione pensare che aveva davanti a sè ancora quasi quarant'anni di cinema, in una carriera condotta quasi sempre ad alto livello, fino all'ultimo.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati