Regia di Wolfgang Reitherman vedi scheda film
E' un decennio ormai che la Disney, ha deciso di affidarsi alla regia in solista di Reitherman, portatrice di una tecnica di animazione immutata in tutti i classici di questo periodo, e un insieme di elementi tipici del regista tedesco. Robin Hood non fa eccezione e conferma ancora una volta determinati metodi di realizzazione e sviluppo che il regista speri il pubblico ami di questo nuovo lungometraggio Disney.
Ritorna quindi il medesimo uso dei colori, di tonalità calde e lucide. Disegni stilizzati e una cura nei dettagli scenografici ottima. La stessa cura per la colonna sonora, ricercata e ben pensata, capace di immedesimare maggiormente lo spettatore. Qui, vi è l'uso di strumenti medievali come corni e clavicembali francesi. Ma purtroppo c'è pure il re-impiego di qualche scena di film passati e uno stile grafico ripreso direttamente da personaggi già apparsi (come Little John identico tranne in colori e vestiario a Baloo). Tecnicamente parlando quindi (esclusa la colonna sonora), Robin Hood più che un'avanzata è un passo indietro, e risulta un po' fastidioso vedere come persino alcune movenze siano perfettamente identiche a vecchi personaggi, non solo durante balli o musiche, ma perfino in espressività facciale.
La dose di umorismo contenuta in questa pellicola è a livelli mai visti in un classico Disney. Persino gli intermezzi con l'antagonista sono motivo di risata. Giovanni che si succhia il pollice contrariato, le punizioni di Bis... E forse è il film Disney del XX secolo in cui si ride di più. Come dimenticare poi scene quali il torneo di tiro con l'arco, con risse, dialoghi spassosi e perfino una gara di football tra Lady Cocca e dei rinoceronti. Contiene, tuttavia, sprazzi di drammaticità ben sottolineati (come l'arresto di Fra Tac) che rendono l'intera opera più appetibile, e non un semplice insieme di gag. I personaggi dunque sono meno caratterizzati di altri classici, ma posseggono un insieme di battute brillanti e una verve umoristica unica e originale, per ogni figura facente parte del lungometraggio.
Una storia dunque che a favore della comicità sacrifica l'epoca in cui si svolgono i fatti attuando una decontestualizzazione storica straniante, che però non risulta fastidiosa, ma che similmente a "La Spada nella Roccia" è ben attuata e rende le gesta di Robin, oltre che simpatiche anche insegnamenti di altruismo e di ribellione verso quella parte di società piena di cupidigia e ingiusta verso i più deboli.
Anche se non eccelle in fatto di tecnica, è un ottimo lavoro che riconferma gli elementi tanto amati da Reitherman, un alto tasso di humour, insegnamenti e tocchi di originalità (come la particolare struttura del film, dove un Cantagallo, rendendo omaggio alla tradizione dei cantastorie, ci introduce ogni gesta di quell'astuto "volpone" che è Robin Hood).
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