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Fluido mortale

Regia di Irvin S. Yeaworth jr. vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Fluido mortale

di YellowBastard
6 stelle

Un misterioso meteorite cade in una ragione del nord america portando con se un essere informe o simile a un'ameba gelatinosa che, bisognosa di energia, ingloba nutrendosi di tutte le persone che incontra, crescendo al contempo di dimensioni fino ad arrivare a minacciare una piccola cittadina americana. Qualcuno forse non conosce questa storia?

 

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Ovviamente no. Perchè, anche se il film non lo si è visto affatto, è assolutamente impossibile non riconoscerla.

Naturalmente si parla del celeberrimo stracult del 1958 diretto da Irvin S. Yeaworth Jr. che segnò anche l'esordio di un giovane Steve McQueen (o lo si dovrebbe nel caso chiamare Steven?) e non di discutibili sequel (1972 Beware! The Blob con protagonista Larry Hagman, proprio il futuro JR di Dallas!) o di improbabili remake (1988 Blob- il fluido che uccide di Chuck Russell).

 

Ma si tratta di vera gloria? In realtà... sì e no.

 

Il Fluido mortale (titolo italiano) è un classico filmaccio di serie B, e uso il termine "filmaccio" assolutamente non in senso dispregiativo (anzi), realizzato con un budget praticamente ridicolo, girato quasi completamente in teatri di posa e immersa perlopiù nella più assoluta oscurità, probabilmente per risparmiare sulle scenografie e/o nascondere le pareti dei capannoni dove veniva girata la pellicola (i personaggi poi venivano illuminati non si sa bene da chi o cosa), effetti speciali assolutamente approssimativi, anche per l'epoca (a partire propria dalla realizzazione, fintissima, del "mostro") e da una regia scialba e a dir poco deficitaria, tra cui l'incomprensibile mancanza di campo/controcampo (ma forse anche questo era legato alle "strettissime" condizioni di lavoro, nel senso che i capannoni erano talmente piccoli da non permetterlo proprio materialmente!).

 

Inoltre ci troviamo di fronte a un racconto banalissimo, estremamente lento e dialogato alla bene e meglio a cui aggiungere tutta una serie di errori piuttosto marchiani, dal fumo di sigaretta che McQueen, da incallito fumatore, fumava tra un ciak e l'altro e che finiva nella ripresa stessa, alla corsa in auto a marcia indietro girata in senso normale e poi montata al contrario (rivelatoria in tal senso il fumo del tubo di scappamento) o ancora la famosa fuga dal cinema nel quale si vedono distintamente molte comparse ridere oltre a un tecnico cercare disperatamente (e inutilmente) di nascondersi anche se bisogna ammettere che, tali disattenzioni, in realtà ne accrescono ancora di più il fascino soprattutto in una pellicole di serie B come questa.

 

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Quindi perchè il fascino di una tale pellicola riesce ancora ad oggi a interessare il pubblico cinefilo di mezzo mondo?

Perchè, nonostante tutto, il film è riuscito a plasmare nell'immaginario collettivo una concezione di "creatura" talmente originale, insolita e particolare che, in qualche modo, riesce a rendere comunque avvicente un film così dozzinale e improvvisato come questo.

Il "Blob", che non possiede e/o non mostra di avere una qualche intelligenza o una propria identità, o una qualche personalità se è per questo, e che si limita esclusivamente ad "assorbire" qualsiasi genere di materia organica gli capita a tiro, una massa informa gelatinosa che ingloba qualsiasi cosa, che striscia attraverso qualsiasi tipo di difesa, impossibile da fermare, privo di qualsiasi scopo, interesse o intenzione se non quella di nutrirsi e, quindi, di sopravvivere.

Una delle tante magie che solo uno schermo può davvero riuscire a far funzionare.

 

Inoltre come tante altre opere di fantascienza Made in USA dell'epoca anche lo stesso The Blob traduceva su schermo la paura maccartista della terrificante minaccia comunista (è forse un caso che la gelatina venuta dallo spazio sia di un forte rosso lampone?) ma in un modo particolarmente originale, ovvero attraverso l'omologazione e/o la paura di cadere spersonalizzati all'interno di una massa culturarmente impersonale, abmorfa, indistinta e anonima.

Una metafora politico-sociale-culturale estremamente semplice, sotto molti aspetti, ma anche incredibilmente potente e diretta soprattutto nei confronti dei giovani americani (e i bravi giovani americani vanno spesso al cinema, sembra dire il film!) che poi sono i "veri" protagonisti della pellicola (il film è principalmente un teen-dramma fanta-horror costruito proprio su di loro).

Sono infatti loro e non gli adulti ad accorgersi della minaccia (comunista?) e chiamati quindi ad intervenire prontamente, nonostante i dubbi/mancanze proprio delle autorità (di polizia - scientifica - militare- scolastica - lavorativa/industriale) preposte invece a proteggerli, e a salvare quindi la situazione.

E magari anche la stessa America.

 

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VOTO: 6,5

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