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L'armata Brancaleone

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'armata Brancaleone

di axe
8 stelle

In un periodo imprecisato del medioevo, da qualche parte nell'Italia centrale, un pugno di disgraziati si appropria di una pergamena, mancante della parte inferiore, il cui possesso concede ad un nobile il dominio su Aurocastro, ricca contrada delle Puglie. Questi personaggi si presentano allo spiantato cavaliere Brancaleone da Norcia, offrendo la pergamena in cambio di una buona sistemazione, una volta preso possesso del feudo. Non avendo alternative, il nobile accetta, mettendosi in marcia insieme alla sua "Armata". Tra una (dis)avventura e l'altra, costellate di strani incontri, lo sgangherato gruppo giunge presso la terra di Aurocastro. Qui apprendono, a loro spese, il contenuto della sezione mancante del documento. La contrada è sotto minaccia costante dei pirati saraceni e tocca all'"Armata Brancaleone" difenderla. Commedia d'ambientazione storica diretta da Mario Monicelli, quest'opera ha tanto colpito l'immaginario popolare da essere entrata con il titolo stesso nel linguaggio comune. "Armata Brancaleone" è sinonimo di gruppo sgangherato, disorganizzato, impegnato in un'impresa troppo grande per le proprie capacità. Viziato da un "peccato originale" - la pergamena non è destinata a Brancaleone ed i suoi - il progetto dei protagonisti non  ha successo; il vero avente diritto, eliminati i saraceni, si appresta a far giustizia degli usurpatori, i quali riescono a salvare la pelle, in cambio dell'impegno a partire per una crociata, grazie all'intervento del frate Zenone, già in precedenza incontrato, mentre, a capo di una folta compagnia di pellegrini marciava in direzione dell'Italia meridionale. Altri personaggi che trascinano i protagonisti in situazioni di pericolo sono il principe bizantino Teofilatto, il quale, unitosi al gruppo e transitando nei pressi della dimora di famiglia, spinge i compagni a fingere di averlo rapito per chiedere un riscatto da dividere in parti uguali. Il trucco non riesce, e gli autori sono costretti a fuggire a gambe levate. Ben maggiori sono i rischi connessi al personaggio di Matelda, una fanciulla salvata dai banditi. Brancaleone giura al suo tutore, in punto di morte, che la consegnerà illibata al promesso sposo, l'iracondo nobile Guccione. Ma la giovane non vi giunge in tale condizione, e da ciò nasce un bel parapiglia ! Prima di raggiungere Aurocastro, l'anziano ebreo Abacuc, membro originario della compagnia, muore in conseguenza di un malattia. Gli altri personaggi sono Mangoldo, di origini teutoniche, il giovanissimo Taccone, il massiccio Pecoro. Durante il vaggio, entrano nell'"Armata" il già citato Teofilatto ed il fabbro Mastro Zito. Notevole il cast. Il protagonista Brancaleone è interpretato da Vittorio Gassman, Matelda da Catherine Spaak, Teofilatto da Gian Maria Volontè, Zenone da Enrico Maria Salerno, Abacuc dal veterano Carlo Pisacane. I personaggi si esprimono in un originale linguaggio che mescola, in maniera comprensibile ed armoniosa, parole in latino "imbastardito", termini dialettali, italiano arcaico. Il medioevo tratteggiato dalla sceneggiatura ha nulla di favolistico o attraente; i nobili, nonostante il fare pomposo e le belle parole a loro dedicate, sono personaggi privi di spessore morale, mentre il popolo soffre duramente non solo per la fame e le malattie, ma anche per l'ignoranza, che favorisce l'indebolimento dei confini tra superstizione e religione. Si muore per un nonnulla. Non mancano, a questo proposito, crude sequenze di combattimenti all'arma bianca. Anche se il tono è da commedia,  in alcuni momenti la narrazione prende una piega grottesca. E' il caso delle sequenze ambientate nella dimora dei nobili bizantini, descritti come depravati e degenerati a causa delle unioni tra consanguinei. Buona la colonna sonora, dotata di un'eccezionale "marcetta" iniziale ripetuta più volte durante il racconto. Molto ben realizzati i costumi. Ottima commedia avventurosa di Mario Monicelli, il quale rielabora elementi precedentemente trattati nelle sue opere (un gruppo di disperati tenta un'impresa d'improbabile riuscita nella vana speranza di risolvere una volta per sempre i propri guai : è il tema del precedente "I Soliti Ignoti"), raccontando di un viaggio picaresco attraverso un'Italia medievale misera e priva di prospettive, che seguiamo con la malinconica consapevolezza che difficilmente il successo arriderà ai protagonisti.

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