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Dracula il Vampiro

Regia di Terence Fisher vedi scheda film

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La recensione su Dracula il Vampiro

di Mr Rossi
8 stelle

Il primo di una lunga serie di horror inglesi degli anni sessanta, molto più credibile del Dracula americano in bianco e nero del 1931. Memorabile la scena finale del vampiro distrutto da un dottor Van Helsing altrettanto convincente. Uno dei film più rappresentativi dei vecchi classici dell' horror con interpreti notevoli e musiche incalzanti.

Transilvania, 1885. Il giovane Jonathan Harker (John Van Eyssen) giunge al castello del conte Dracula (Christopher Lee) per un impiego di catalogatore della sua biblioteca privata. In realtà Harker è stato inviato dal dottor Van Helsing (Peter Cushing) un noto medico esperto di vampirologia, per eliminare il pericoloso mostro succhiasangue e le vittime dei suoi morsi. Dopo essere stato ben accolto dal nobile dal lungo mantello nero, Harker riesce a uccidere la sua amante (Valerie Gaunt) che prima lo aveva morso a tradimento ma viene sopraffatto dal vampiro subito dopo il tramonto del sole. Arrivato al castello, Van Helsing trova l' amico morto vampirizzato e scopre anche che Dracula è fuggito dentro una bara bianca caricata a bordo di un carro funebre. Intuisce subito che la prossima vittima sarà la fidanzata di Harker, Lucy (Carol Marsh) e forse anche la moglie del fratello di Lucy, Mina (Melissa Stribling). Per Lucy sarà troppo tardi ma con l’ aiuto del fratello di Lucy, Arthur Holmwood (Micheal Gough) il dottor Van Helsing riuscirà a scovare e a eliminare il conte Dracula, che nel frattempo ha rapito Mina, facendolo dissolvere dalle prime luci dell’ alba in una sala del suo castello dopo un movimentato inseguimento e un inevitabile scontro fisico.

 

   Dopo il successo del film a colori  “La maschera di Frankenstein” il regista inglese Terence Fisher decise di far risorgere sempre a colore un altro noto personaggio dell’ horror classico affidando il ruolo di Dracula allo stesso attore interprete del mostro di Frankenstein, Christopher Lee, un attore di nobili origini italiane (i conti Carandini di Modena) alto due metri e il ruolo del suo avversario a Peter Cushing, già interprete del dottor Frankenstein. Lee, che nel film precedente era così pesantemente truccato al punto da sembrare un morto vivente in decomposizione, nel suo primo ruolo di Dracula appare solo con un paio di canini più lunghi e vestito quasi tutto di nero, dando molto risalto alla suo pallido volto veramente convincente, sicuramente di più di quello del conte Dracula americano in bianco e nero del lontano 1931 diretto da Tod Browning e interpretato da Bela Lugosi, un attore di origine ungherese che visto oggi da noi ricorda ai più anziani il fu vecchio comico torinese Erminio Macario. Lugosi era meno seducente del più alto e giovane Christopher Lee, giudicato dal pubblico femminile inglese abbastanza attraente. Sicuramente il Dracula di Lee era il più bello degli altri mostri americani rifatti dagli inglesi come la Mummia e il mostro di Frankenstein, quest' ultimo spesso truccato poco e male o come l' abominevole uomo delle nevi e solo in due film vagamente simile a quello americano interpretato da Boris Karloff nei primi anni trenta. L’ idea dei canini aguzzi fu del regista e rimase la caratteristica principale di tutti i vampiri mostrati nei film nei decenni successivi ad eccezione del conte Dracula latin-lover interpretato da Frank Langella nel film diretto da John Badham nel 1979. L' italoamericano Langella si era rifiutato di recitare con quella fastidiosa e stravista protesi dentale perché secondo lui lo avrebbe reso più brutto.

 

  Più definito e recitato è il personaggio del dottor Van Helsing di Cushing, un altro attore inglese dal volto più spigoloso di quello di Lee adatto anche a personaggi diabolici come il dottor Viktor Von Frankenstein, che diventerà noto in patria per questi film e per altri ruoli in sceneggiati televisivi nazionali. Un nemico del vampiro che analizza le possibilità di eliminarlo per sempre applicando la stessa rigorosa metodologia del suo mestiere di medico specializzato in vampirologia. Esemplari le sue parole sull’ argomento registrate sul rullo di un fonografo: “E’ stabilito che le vittime hanno orrore di sentirsi dominate dal vampirismo ma sono incapaci di liberarsene come chi è dedito alle droghe. Finiscono per morire per la perdita di sangue ma questa morte anormale non porta con se la pace, poiché essi diventano i cosiddetti non morti. Dopo la morte di Jonathan Harker, il conte Dracula, propagatore di questo male indicibile è sparito. Bisogna trovarlo e distruggerlo”. Un personaggio da vecchia Inghilterra, come osservato dall' esperto italiano di vecchi film horror e di vampiri Fabio Giovannini, simile al severo professore di un college inglese di fine ottocento così come il conte Dracula di Lee può essere paragonato a un baronetto inglese dell’ era vittoriana dai modi apparentemente molto educati quanto freddi o peggio a uno spietato ufficiale dell' esercito coloniale britannico. In certe situazioni di pericolo il dottor Van Helsing di Cushing si dimostra rapido e spietato come Dracula ma non è come l' eccentrico stregone invasato del più recente e premiato film su Dracula di Coppola, interpretato dal Anthony Hopkins. Un cacciatore di vampiri lontano mille anni luce dall' ultimo Van Helsing impersonato da Hugh Jackmann, questo più simile a Indiana Jones e a James Bond 007 che al personaggio inventato da Bram Stoker. La scena del cinico Van Helsing che uccide Lucy diventata vampira, piantandogli a martellate un paletto di legno nel cuore sotto gli occhi del fratello sconvolto, può sembrare una forzatura incredibile ma era presente nel romanzo. Molto bravi i doppiatori italiani Augusto Marcacci (Van Helsing) e Renato Turi (Dracula) sicuramente abituati a doppiare dei personaggi di tutt' altro genere. 

 

   Il resto del cast era formato da sconosciuti attori inglesi giovani e vecchi e da un trio di giovani attrici di bella presenza, tra le quali risaltano la consorte di Dracula impersonata da Valerie Gaunt (la prima attrice della storia del cinema a mostrare i canini aguzzi in un film di vampiri) e Carol Marsh nel ruolo di Lucy. Tra i personaggi minori anche qualche macchietta grottesca, come un ufficiale della dogana asburgica incorruttibile fino a un certo punto e un vecchio impresario di pompe funebri che racconta ai suoi ospiti delle storielle per lui divertenti a proposito di certi parenti dei suoi clienti finiti male. Da vecchio Lee non voleva essere ricordato solo come l’ interprete di Dracula, anche se nella vita privata era interessato all’ argomento, dato che leggeva molti romanzi fantastici e libri di magia. Cushing collezionava e dipingeva dei meno esoterici soldatini di piombo ma pare che fosse più religioso di Van Helsing, specialmente dopo la morte della sua adorata moglie. Il resto del cast non ebbe molta fortuna negli anni successivi e solo Micheal Gough, l’ interprete del fratello di Lucy e marito di Mina, fu rivisto molto tempo dopo nei primi film americani su Batman di Tim Burton nel ruolo secondario del vecchio maggiordomo Alfred. Gough prima aveva recitato in decine di film da noi sconosciuti di vari registi inglesi. Valerie Gaunt smise di fare l' attrice dopo aver recitato in questo film horror e sposò un sacerdote protestante. Carol Marsh e Melissa Stribling continuarono la professione senza mai partecipare a dei film inglesi di gran successo e di conseguenza non distribuiti all' estero. Così fu anche per John Van Eyssen, che diventò l' ultimo compagno di Ingrid Bergman, una attrice molto più famosa di lui. Spesso gli altri interpreti dei ruoli secondari di altri horror britannici erano più o meno sempre gli stessi. Sicuramente una buona occasione per degli attori e attrici che altrimenti avrebbero recitato in film melodrammatici o in costume con storie tratte da vecchi soggetti tradizionali del teatro e della letteratura classica inglese, di produzione cinematografica o televisiva. 

 

 La fotografia a colori di Jack Asher con forti tonalità tipo pastello, all’ epoca ancora una novità, permise per la prima volta di mostrare del sangue e qualche effetto speciale a cura di Sydney Pearson e del truccatore Phil Leakey. Abbastanza credibile per un film dell’ epoca, durante la quale si usavano trucchi a dir poco artigianali e dai costi minimi, la dissoluzione finale del vampiro alla luce del sole, con i particolari di un piede in una scarpa, di una mano e di un' altra mano sul volto che si decompongono rapidamente, riducendosi in un mucchio di cenere subito dispersa dal vento, lasciando sul pavimento solo l' abbigliamento, un batuffolo di peli spinto dal vento e l' anello di Dracula con rubino rosso. La scena finale venne tagliata di alcuni secondi per ragioni di censura, in versioni distribuite e trasmesse in Italia e in altri paesi europei per decenni, restaurata solo di recente. In Giappone venne distribuita una versione del film con la scena finale della morte di Dracula priva di tagli, dove si intravede per qualche secondo anche il volto del vampiro sofferente. Quando è ormai ridotto a un teschio ricoperto di cenere grigia si vede la luce rossa dei suoi occhi spegnersi e il suo petto sgonfiarsi. Per effetti del genere più "realistici" bisognerà aspettare il regista americano Steven Spielberg quando girò il primo film della fortunata serie di Indiana Jones nei primi anni ottanta. Le altre scene delle immancabili dissoluzioni finali di Dracula viste nei film della Hammer girati negli anni successivi, con delle più facili ed economiche dissolvenze sovraesposte di scheletri di plastica truccati, lasciavano spesso molto a desiderare quella del primo film di Fisher. Secondo lo stesso esperto italiano sopracitato, ci sarebbe stati altri tagli, come l’ eliminazione della scena dell’ impalamento di Harker ad opera di Van Helsing, con tanto di una foto di scena pubblicata in un suo libro illustrato sul mito dei vampiri ma nelle recenti versioni integrali e restaurate del film questa scena non si vede. Più inquietante la scena della piccola figlia della domestica che vaga di notte nelle campagne dove incontra Lucy, che gli sorride rivelando la sua nuova natura di vampira prima di essere scoperta dal fratello Arthur e dal dottor Van Helsing. Anche la scena dell' impalamento di Lucy subì dei tagli e venne restaurata solo di recente. Per decenni la versione non censurata del film era ancora disponibile solo sul mercato americano e inglese ma di recente sono state distribuite sul mercato italiano delle versioni in dvd con meno tagli nelle scene più sanguinose.

 

   Per quanto riguarda le scenografie e le musiche sono altrettanto notevoli per un film di modesta produzione inglese costato circa poco più di ottantamila sterline dell’ epoca, divise e investite in due parti dal produttore Anthony Hinds e da quello esecutivo Micheal Carreras, convinti dal successo di pubblico ottenuto dal precedente film di Fisher sul mostro di Frankenstein. L' inquietante colonna sonora composta da James Bernard, piena di ritmi angosciosi, lugubri e incalzanti, fu ritenuta talmente efficace da essere riproposta in altri film su Dracula interpretati da Lee. Il castello del primo film di Fisher appare all’ inizio e alla fine con alcuni brevi scorci esterni e delle scene girate all’ interno. E’ una costruzione gotica dalle bianche linee stilizzate simile al castello romeno di Bran, oggi meta turistica grazie soprattutto al mito di Dracula. Gli interni sono ben arredati ma in Inghilterra era molto facile per scenografi, costumisti e  trovarobe reperire costumi e mobili in stile. Niente a che vedere con le solite ambientazioni fatiscenti e piene di ragnatele del film di Tod Browning e di altri horror americani degli anni trenta e quaranta. Sul camino del salone da pranzo si nota il blasone in rilievo dei Dracula con il motto in latino "Fidelis et Mortem" ("Fedeli e Morti" o forse era "Fedeli fino alla morte"?). Ma sarebbe stato più appropriato il motto "Fedeli dopo la morte". 

 

   All’ entrata del castello si notano un vecchio cannone su due ruote dell' Ottocento e degli obelischi di pietra ornati sulla sommità da aquile con le ali spiegate, un particolare ripreso in primo piano nei titoli iniziali insieme alla tomba del vampiro imbrattata di sangue. Secondo una leggenda gli esterni sarebbero stati girati in una vecchio castello scozzese di proprietà di un nobile di campagna, che avrebbe dato la sua dimora in prestito alla truope del film dopo il dovuto compenso. Una ipotesi non remota considerata la quantità di castelli e ville medioevaleggianti in Inghilterra ma realtà si tratta di un set di legno e cartapesta dipinta montato su di una lunga salita, poi in gran parte modificato e riutilizzato più volte in altri film della “Hammer”, compreso uno ambientato in India sempre diretto da Fisher. Il resto degli esterni del castello è stato aggiunto con dei fondali dipinti su vetro, fotografati e poi stampati sulla pellicola, un vecchio ed economico effetto scenografico americano denominato “Glass Shot”. Le scene girate in interni furono girate nei teatri di posa della "Hammer Films" situati a Bray, nelle campagne fuori Londra, che disponeva di spazi interni situati in una grande villa in stile gotico ma più piccoli rispetto a quelli degli altri più noti studi cinematografici inglesi di Pinewood, dove giravano i primi film di 007 con Sean Connery. Se il castello del conte Dracula di Fisher era una invenzione scenografica, guardando bene le inquadrature delle scene girate al suo interno, che comprende un grande salone, c'è da considerare l' ipotesi che le riprese del film siano state girate veramente dentro una vecchia villa. 

   

Il successo del film "Dracula il vampiro" (il titolo originale è "Horror of Dracula" cioè "L' orrore di Dracula") fu tale che solo in Italia incassò un totale di poco più di circa ottantesei milioni di defunte £ire nel 1958, tanto che diede origine a una serie di film dell’ orrore ma spesso ancora in bianco e nero girati da registi italiani. Oltre a questi più o meno riusciti tentativi d' imitazione nostrani, a testimoniare il successo nei nostri cinema di quel film horror inglese, fu quella commedia girata da Steno nel 1959 intitolata "Tempi duri per i vampiri" con Renato Rascel e nientepocodimeno che Christopher Lee nel ruolo del nobile vampiro, una parodia semiseria con protagonista una strana coppia incompatibile e poco simpatica.Tra gli imitatori italiani degli horror angloamericani il più fantasioso fu il regista ligure-romano Mario Bava, autore di film del terrore con storie più insolite delle altre e degli effetti speciali notevoli realizzati dallo stesso regista con pochi mezzi, tanto che Bava fu notato per la sua bravura di effettista più all’ estero che in Italia, compresi gli Stati Uniti, tanto da essere oggi considerato un punto di riferimento da affermati registi del cinema fantastico come Tim Burton e un maestro per il noto tecnico degli effetti speciali Carlo Rambaldi.

 

   Altri registi italiani di minore bravura e fantasia si limitarono a girare dei film che ricalcavano bene o male quelli di Fisher e di Bava. Uno degli esempi più evidenti di questi tentativi di imitazione nostrani fu il film “L’ amante del vampiro” dello sconosciuto Renato Polselli del 1960, che mostrava sempre in bianco e nero un orrendo vampiro con i canini lunghi e aguzzi truccato come uno zombi putrefatto, in realtà un maggiordomo sottomesso alla sua bella padrona di nobile origine vestita con abiti medioevali, che dopo essersi trasformato in vampiro impalava le sue vittime nelle bare e terrorizzava alcune ballerine. Basterebbe guardare soltanto i titoli di testa, illustrati con pochi disegni naif da giornaletto horror da due soldi. Un film definito brutto anche nei pochi libri italiani sul cinema del terrore, pretesto poco valido per mostrare delle belle donne danzare in calzamaglia o più raramente sdraiate in vestaglia e goffo tentativo di imitazione nostrano dei film inglesi su Dracula simile a quelli solo nel finale, che mostrava i due vampiri inceneriti dalla luce solare con dei rozzi effetti speciali addirittura migliori di quelli del primo film inglese, anche se si trattava di un film costato sicuramente meno di quello di Terence Fisher, che incassò un totale di più di tre milioni di dollari in tutto il mondo. Il film di Polselli incassò poco più di nove milioni di vecchie £ire solo nel primo anno di programmazione, piazzandosi al 124° posto nella classifica dei film visti in Italia nel 1960 per poi superare di poco i cento milioni in dieci anni di proiezioni nei cinema italiani, dato che all' epoca non esistevano videocassette ne dvd e tutti i film venivano proiettati solo nei cinema di prima, seconda e terza visione. Un buon risultato per un brutto film poco originale, molto noioso e costato poco. Negli anni settanta Polselli si diede al più economico genere erotico.

 

   Comunque da noi il genere horror d' imitazione non fu mai di moda, specialmente in quegli anni, dato che dal 1960 al 1970 in Italia vennero prodotti e girati poco meno di una trentina di film del genere mentre nello stesso periodo in Inghilterra ne furono girati circa settanta, dei quali ventotto prodotti dalla "Hammer Films Ltd". Una cifra misera se paragonata ai film western italiani girati dal 1965 al 1975, pare circa trecento in tutto. I cosidetti film del terrore inglesi e italiani, originali o meno che fossero, nel nostro paese non incassarono mai delle cifre esorbitanti anche perchè erano vietatissimi ai minorenni e di conseguenza poco distribuiti e visti nelle nostre sale di proiezione. Già il secondo film sui vampiri diretto da Fisher non fu un gran successo in patria al punto che al terzo film fu resuscitato il personaggio principale ancora interpretato da Lee. Spesso il grosso pubblico italiano più adulto, dopo venti anni di censura e propaganda fascista, li considerava delle assurdità straniere inventate soltanto per spaventare della gente facilmente impressionabile come vecchi, donne e bambini. Le imitazioni Made in Italy erano prese ancora meno in considerazione e non reggevano minimamente il confronto con gli altri di generi più graditi e visti come i film western, d' avventura, comici, drammatici, di guerra, musicali, spionaggio, etc.. Negli anni sessanta comparvero anche in Italia dei racconti del terrore fantastico illustrati e dei fumetti dedicati ai vampiri ma si trattò sempre di pubblicazioni che durarono poco rispetto ai pià letti e diffusi fumetti western, da non confondere con i fumetti porno horror da due soldi in vendita negli anni ottanta nelle edicole italiane, che durarono sicuramente molto di più.

 

   Peter Cushing, già impegnato nei film sul mostro di Frankenstein, interpretò il dottor Van Helsing in altri quattro film, compresi due con Lee nel ruolo di Dracula ma ambientati nella Londra moderna dei primi anni settanta e di scarso successo. Altrettanto poco visti sono gli altri due, uno ambientato in Transilvania dopo la fine di Dracula e l' altro addirittura ambientato in Cina, con attori e vampiri locali. Christopher Lee interpretò altri ruoli notevoli, perlopiù di altri personaggi negativi e antagonisti destinati a una morte certa come il diabolico santone russo Rasputin, il nemico dei Quattro Moschettieri Rochefort e Françisco Scaramanga detto "L' uomo dalla pistola d' oro", uno dei tanti avversari di James Bond 007 interpretato da Roger Moore. Pare che Lee sia morto in più di ottanta dei circa ottantacinque film da lui interpretati, un record forse raggiunto solo da pochi altri eterni cattivi del cinema commerciale di serie A e B come Klaus Kinski. Comunque Lee morì a più di novanta anni d' età nel 2015. Peter Cushing, più vecchio di Lee di dieci anni, morì nel 1994. Entrambi avevano alle spalle più di un centinaio di film interpretati e aveano ricevuto importanti riconoscimenti nazionali di nomina ai titoli di cavaliere, commendatore e ufficiale per la loro lunghissima carriera. La "Hammer Films Production Limited" andò fallita alla fine degli anni settanta a causa degli ultimi film prodotti, tutti di scarso successo e poca fantasia. Venne rifondata di recente come casa di produzione televisiva. I suoi horror films di successo molto variabile, oggi rivisti con più attenzione e considerazione, all' epoca della loro uscita al cinema erano considerati dal pubblico dei bizzarri guizzi di fantasia del poco produttivo cinema britannico, allora dedito più che altro alla realizzazione di film d' azione, gialli e di spionaggio. 

 

   Nonostante la ricerca di ruoli nuovi per togliersi di dosso il nero mantello di Dracula, Lee rifece ancora il vampiro in due parodie comiche, compresa quella italiana di Steno e l' altra francese diretta da Eduàrd Molinaro. Girò anche qualche film horror in Italia diretto da registi più o meno esperti come il citato Mario Bava e Camillo Mastrocinque, quest' ultimo più abituato a girare delle commedie con Totò. Oltre a questi film simili a quelli già girati in patria, Christopher Lee interpretò anche un horror tedesco nel ruolo di un conte pazzo dedito ai sacrifici umani tratto da un noto racconto di Edgar Allan Poe e un ennesimo conte Dracula diretto da un regista spagnolo, pare tra i film più fedeli al romanzo di Bram Stoker ma anche uno dei più mediocri e noiosi. Certi seguiti di film originali di successo, vecchi o nuovi che siano, sono l' ennesima conferma che quando non si hanno delle idee nuove è meglio lasciar fare certi film solo ai più facoltosi americani. Oltretutto i troppi film sullo stesso soggetto, con il passare del tempo hanno contribuito inevitabilmente a fare dimenticare quelli più originali e riusciti che hanno inaugurato il genere, come nel caso di "Dracula il vampiro" di Terence Fisher.

 

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