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Lo spione

Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Lo spione

di alan smithee
8 stelle

J.P. MELVILLE

"Nel gergo comune, "doulos" (titolo originale del film) significa cappello; coloro che lo indossano erano considerati, nel codice della malavita di metà '900, come dei confidenti della polizia, ovvero persone pericolose da cui tenersi alla lontana: degli spioni, insomma.

Marcel (uno splendido, violento e dolente Serge Reggiani, in una delle sue prove migliori in assoluto) esce di prigione e fa subito visita ad un conoscente, ricettatore e ladro pure lui. Finisce per ucciderlo a tradimento, rubandogli il bottino di diamanti da tagliare, che nasconde poco distante, in una parco sotto un lampione, sotterrando la refurtiva a mani nude.

Dopo di che si reca a casa sua, dove vive con una ragazza bionda, e in qualche modo cerca di precostituirsi un alibi. In seguito incontra alcuni malviventi suoi colleghi, tra cui quella volpe di Silien (Jean Paul Belmondo), che gli propone un colpo ad una lussuosa villa isolata.

Serge Reggiani

Lo spione (1962): Serge Reggiani

Marcel organizza il colpo con un complice, ma qualcuno fa una soffiata alal polizia che interviene mettendo in fuga i due delinquenti: Marcel viene ferito, l'altro ucciso non prima di aver fatto fuori l'ispettore di polizia.

A quel punto per Marcel, roso dall'ira, ferito nel fisico e nei sentimenti per la sparizione della sua donna, cerca di rimettersi per trovare ed uccidere il colpevole: gli indizi e le evidenze indicano l'infingardo Silien come il responsabile di tutto questo percorso sanguinoso e violento verso il baratro.

Serge Reggiani

Lo spione (1962): Serge Reggiani

Fabienne Dali

Lo spione (1962): Fabienne Dali

Al suo terzo "polar" dopo "Bob il giocatore" e "Le iene del quarto potere", J.P. Melville realizza la quintessenza del genere noir: un thriller duro e spietato ove nulla può essere dato per scontato e ove i personaggi, tutti negativi e delinquenti, giocano a rimpiattino ognuno con la propria esistenza, sfoggiando ognuno il peggio di sé ed una brutalità di fondo che li condanna definitivamente all'oblio.

Splendida fotografia in bianco e nero, con un incipit indimenticabile che riprende il nostro Marcel-Serge Reggiani in una lunga camminata tra i cunicoli più degradati della metropoli francese. Esemplare capostipite di un genere unico.

 

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