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The Stepfather - Il patrigno

Regia di Joseph Ruben vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Stepfather - Il patrigno

di giansnow89
7 stelle

Lavoro non originalissimo, ma il protagonista si inscrive nel solco dei grandi serial killer del genere horror.

Convivono due anime indipendenti in questo non disprezzabile titolo del 1987. In quest'epoca di importanti aperture mentali, la prima cosa che balza all'occhio è che il film è uno spottone, non è dato di capire quanto involontario, contro la convenzione barillesca della famiglia tradizionale. Il protagonista, l'ottimo Terry O'Quinn, è uno schizzato nevrotico che come una mantide religiosa volta per volta si insinua in un nucleo familiare privato dell'uomo di casa, conquistandosi l'amore e la fiducia della vedova e proseguendo così, per un anno-un anno e mezzo, da allegra famigliola del Mulino Bianco: lui instancabile lavoratore amicone di tutti, lei la mogliettina tutta casa e chiesa. Quando poi interviene qualcosa che fa vacillare i ferrei convincimenti del nostro amorevole patrigno nei valori della famiglia (la figliastra che si struscia al fidanzatino, per esempio), sopravviene la vocazione parassitaria dell'uomo, il quale consuma il suo fiero pasto, lasciando una lunga scia di sangue dietro di sé, e va poi a ricercarsi una nuova sfortunata famiglia dove inoculare i suoi lenti veleni. L'illusione del focolare domestico come istituzione archetipica dove gira sempre tutto per il verso giusto, dove la donna di casa è l'angelo del focolare, e i figli sono trofei da esporre come teste impagliate negli ipocriti party all'aperto all'americana: è questa eterna illusione a trarre in inganno il protagonista, è lo scollamento insanabile fra l'immagine biblico/patriarcale che ha di sé il patrigno, e una realtà fattuale dove il concetto di "vivere la propria vita" diventa una pretesa di disinibizione e un peccato di tradimento. Soltanto tre anni dopo sarebbe arrivato il lynchano Twin Peaks a scardinare e demistificare in via definitiva le sacre certezze sulle adorabili famiglie dei sobborghi americani. Ma prima, c'era stato, Il patrigno.  

 

C'è poi chiaramente l'aspetto horror. Lo script è telefonato, certamente, nulla che non fosse già ampiamente intuibile dopo 5 minuti. Quindi, se guardiamo il film, non è per seguire la storia e lo svolgersi degli eventi. I cliché di genere si sprecano. Eppure, ogni volta che un film horror, per prevedibile che sia nel suo dipanarsi, per manierista che sia nei suoi topoi, riesce a procurare un brivido su per la schiena, ha compiuto la sua missione. Non sussiste niente di particolarmente originale in quest'opera, non sono nemmeno assenti buchi di trama o smagliature nella sceneggiatura. Tuttavia, sono sufficienti un paio di occhiate ben assestate dello psicopatico e un'ammazzatina a metà del film, tanto per non perdere la mano, a rassicurarci sul fatto che nel finale avremo piena soddisfazione. In un film horror non c'è niente di più terrificante di una lunga attesa.

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