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Indro. L'uomo che scriveva sull'acqua

Regia di Samuele Rossi vedi scheda film

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La recensione su Indro. L'uomo che scriveva sull'acqua

di mm40
5 stelle

Nato il 22 aprile 1909, Indro Montanelli è stato il più importante, influente e celebre giornalista italiano del ventesimo secolo. La sua carriera si è divisa fra (soprattutto) Corriere della sera e Il giornale e La voce (creature sue), sempre servendo il lettore e nessun editore. Le sue battaglie intellettuali, le sue ferme convinzioni e le sue 'parole sull'acqua' sono ricordate in questo lavoro.

 

A 15 anni esatti dalla sua morte, Indro Montanelli viene omaggiato con un documentario biografico sufficientemente completo e confezionato con apprezzabile cura; per Samuele Rossi si tratta della terza regia, dopo un lavoro a soggetto, La strada verso casa (2011), e un documentario sulla resistenza, La memoria degli ultimi, del 2014. Numerose e succose le interviste realizzate appositamente per il film; fra coloro che sono chiamati a parlare di Montanelli, ecco un manipolo di giornalisti d'eccellenza che proprio da lui sono stati formati o che con lui sono stati a stretto contatto: Beppe Severgnini, Marco Travaglio, Paolo Mieli, Tiziana Abate, oltre allo scrittore Nicola Lagioia, al braccio destro di Berlusconi Fedele Confalonieri e all'ex brigatista che gambizzò Montanelli nel 1977, Franco Bonisoli. E a due attori, il monumentale Roberto Herlitzka e l'abbastanza insipido Domenico Diele, chiamati a interpretare Indro recitandone alcuni scritti. Questa è la nota più dolente dell'intero lavoro: non funziona l'atmosfera fasulla creata dalla scenografia (un palco teatrale con un paio di scrivanie, lampade e macchine da scrivere, in stile redazione giornalistica d'altro tempi, e soprattutto non funziona il doppio ruolo montanelliano, che avrebbe avuto un qualche senso se il giovane Diele avesse letto esclusivamente brani del primo Montanelli e il quasi ottantenne Herlitzka si fosse soffermato invece su quelli della tarda età: ma così non è, anzi i due a un certo punto si spartiscono perfino le battute in sequenza dello stesso monologo. In ogni caso un tributo doveroso a una delle penne maggiormente felici dell'Italia del Novecento, nonchè a un uomo moralmente tutto d'un pezzo. 5,5/10.

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