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Le avventure del Barone di Münchausen

Regia di Terry Gilliam vedi scheda film

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La recensione su Le avventure del Barone di Münchausen

di maso
8 stelle

 

 

Il primo tonfo rumoroso nella carriera di Terry Gilliam è in realtà il film che più di ogni altro mette in mostra il talento visionario e fantasioso di questo inimitabile e ahimé sfortunato regista, al quale si può contestare il valore di qualche opera di vecchia data o di più recente realizzazione, ma non gli si può negare un talento puro espresso attraverso delle riprese di grande creatività sostenute sovente da una messa in scena colorata e vitale che caratterizza da sempre la sua arte filmica.

A quanto pare lo spirito del bel libro di Rudolph Eric Raspe da cui è tratto "Il barone di Munchausen" è stato rispettato e il film pur sucitando qualche sbadiglio in certi passaggi appassiona e diverte con l'incedere della favola fuori dallo spazio tempo in esso raccontata.

Si è detto più volte che Gilliam attinge la sua arte dai quadri di Dalì e il cinema di Méliés ma il mio occhio immaginifico ha captato influenze dal miglior Ken Russell nella scena teatrale introduttiva che da il via al racconto, mi ha riportato in qualche modo all'apertura de "I Diavoli" anche nella scena della Venere interpretata da una giovane e algida Uma Thurman mentre la luce e l'ambientazione della prima scommessa con l'emiro così come la battaglia finale con i turchi vestita in costumi sgargianti hanno una corrispondenza impressionante per inquadrature ed atmosfere con il meraviglioso "The Fall" di Tarsem di molti anni dopo a dimostrazione che Gilliam si ispira ai grandi per far grande lui stesso e i grandi a venire, da annotare anche chiari spunti dal Pinocchio di Collodi con la balena/pesce cane dalle fattezze mostruose dalla quale i nostri eroi fuggono per una presa di tabacco e da I viaggi di Gulliver di Swift quando l'uomo più forte del mondo trascina navi in mare come barchette di carta.

Giiliam non può neanche rinnegare le radici germogliate nei Monthy Pyton con quella morte nera e funesta che compare più volte nel racconto.

Su questo tappeto sconfinato e coloratissimo si srotola l'impresa del Barone di Munchausen, più volte autoreferenziale e in bilico fra passato e futuro, realtà fantastica o solo fantasiosa, spazio terrestre e spazio infinito in cui le regole della scienza e della fisica non esistono.

Il teatro nella città assediata mette in scena le sue gesta finchè l'eroe dello spettacolo diventa lui stesso con la ricerca dei vecchi compagni di avventura che lo porterà a raggiungere la luna per rintracciarli: Adolphus il forzuto, Gustavus il nano dal soffio tornado, Albrecht il fuciliere capace di colpire un bersaglio all'altro capo del mondo e Berthold più veloce di un proiettile sono caratterizzati alla grande dagli interpreti e quando vengono chiamati in causa rubano la scena al protagonista, in particolar modo Eric Idle nel ruolo di Berthold esprime la sua velocità non solo grazie alle trovate dell'amico regista di mille imprese ma anche con le sue eloquenti espressioni facciali.

John Neville trova il ruolo della sua vita nel Barone di Munchausen dandone una raffigurazione in bilico fra il malinconico e il coraggioso, un eroe anziano ma ancora vivo che vuole dimostrare che le sue gesta narrate in chiave ridanciana a teatro  non gli fanno giustizia essendo lui un grande condottiero che si gioca spesso la testa nelle sue mirabolanti imprese.

Scenografie economicamente impegnative si osservano in tutta la pellicola che salta in maniera fluida di capitolo in capitolo, in alcuni di essi emergono le personalità robuste di attori navigati come Robin Williams nel ruolo del Re della Luna che come sempre smorfieggia che è un piacere ma almeno per una volta il suo essere sopra le righe appare giustificato, Oliver Reed è invece uno splendido Vulcano in onore della mitologia greca: fuma e sbuffa dalle orecchie con il suo proverbiale istrionismo e anche se il suo scorcio risulta essere il più noioso lo scambio con la piccola Sarah Polley è il più significativo di tutti dato che il film è del 1988 e la minaccia atomica era ancora un'ombra di lunghissima gittata.

   Vulcano:- Questa è una bomba atomica capace di distruggere in un sol colpo uomini, mogli, pecore... -

   Sally:- Ma questo non è leale! -

Come detto fu un fiasco al botteghino ed ebbe parecchi problemi in produzione e distribuzione: già prima di cominciare le riprese sforò di due milioni di dollari, Fellini che stava girando "Intervista" in un teatro adiacente a Cinecittà visitò il set e fu sorpreso dalle esagerate proporzioni produttive attuate per un film fantasy, non a caso proprio in quel periodo la politica interna della Columbia stava mutando e il film ne risentì parecchio con una distibuzione esigua in anteprima pari a circa quarantotto copie invece delle centoventi abituali. 

Non meritava tale sorte a mio avviso, essendo un fantasy piacevole che gode di una squadra di grandi interpreti diretti da un Terry Gilliam in fase creativa ribollente sostenuto da un budget notevole sfruttato egregiamente e tutto ciò è espresso alla perfezione da immagini assolutamente estranee al CGI in equilibrio fra la vecchia scuola così cara al regista e tecniche moderne consone al suo stile personalissimo.

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