Espandi menu
cerca
The Bye Bye Man

Regia di Stacy Title vedi scheda film

Recensioni

L'autore

amandagriss

amandagriss

Iscritto dal 26 aprile 2013 Vai al suo profilo
  • Seguaci 132
  • Post 6
  • Recensioni 230
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Bye Bye Man

di amandagriss
7 stelle

 

,,non è il mostro a far paura

e non è il cane,

non saranno mai delle vere icone,

è ciò di cui son fatti

il punto caldo e sì dolente di tutta la questione,

come un motivo nella testa

che ti ritrovi a canticchiare,

come un ostinato tarlo

di cui non ti puoi liberare,

come un'infezione

che ti farà ammalare,

il sacrificio

l'unica via che ci potrà salvare,,

 

 

Fa piacere constatare che il cinema horror, nel marasma di pellicole mediocri quando non pessime, si ricordi ogni tanto di riflettere su stesso, sulla sua natura eversiva volta a mettere in discussione e ribaltare audacemente convinzioni (avvalorate dalla messa in pratica) alla base della nostra evoluzione culturale e civile.

“La conoscenza è potere”, ma non sempre il potere della conoscenza dà i suoi sperati frutti, soprattutto in contesti, come quelli abitati da maligne entità soprannaturali, in cui venire a sapere di certe metafisiche realtà e/o maledizioni significa avviarsi inesorabilmente e velocemente verso un destino di morte annunciata.

Queste presenze astratte affinché si manifestino e, infine, compiano la loro volontà nella nostra sfera ontologica hanno bisogno che la loro esistenza venga provata. Ed è presto fatto: se riusciamo a pensare ad una cosa, a qualunque cosa, o a qualcuno, chiunque esso sia, è perché questa cosa o questo qualcuno esistono e noi sappiamo della loro esistenza.

E se pensiamo a qualcosa o a qualcuno significa che li stiamo nominando,

e se li nominiamo li stiamo pensando.

Affermando implicitamente la loro conoscenza.

Certificandone la presenza nella nostra realtà.

E cosa succede, allora, quando la scivolosa impalpabile inquietante dimensione delle tenebre fa capolino nel nostro universo stabile concreto rassicurante, divertendosi a stuzzicarci con aspetti della sua essenza oscura opportunamente materializzati così da poterli conoscere/pensare/nominare e, di conseguenza, aprirgli un varco nel nostro mondo?

Lasciando che ci trascini nel suo gioco sadico dove a cadere come soldatini di latta sono le certezze empiriche di cui ci circondiamo insieme a quelle affettivo-emozionali che fino adesso hanno definito noi stessi e gli altri? Quelli a cui ci siamo affidati e di cui ci fidiamo?

Sopraggiunge un sinistro caos, con le sue vele di irrazionalità spiegate sulle nostre teste e davanti ai nostri occhi, che ci illudiamo miseramente di poter gestire per renderci conto, solo dopo tanto penare, di non avere nessuna possibilità a spuntarla e venirne fuori indenni.

 

 

E The Bye Bye Man è il racconto dell’irrazionale, inteso come malvagia presenza ultraterrena, che irrompe improvviso nella realtà avviata e senza ombre di 3 giovani promesse universitarie.

 

 

L’opera di Stacy Title è una pellicola che fa della propria natura derivativa un punto di forza e al contempo il suo tallone d’Achille.

Perché, se è vero che la rintracciabilità di molti titoli del passato recente e remoto accuratamente inglobati rischia di farla cadere nel calderone di quelle insipide innocue operazioni che non hanno senso di esistere ma che (o proprio per questo) infestano il grande schermo, con la pace di qualche rarissima eccezione, è ugualmente vero che la stessa presenza di rimandi evidenti a opere antecedenti le offre l’opportunità di dimostrare di aver avuto carattere nel reiventarsi e personalità nel riuscire ancora a sorprendere o, quanto meno, a dimostrarsi interessante, a lasciare, anche se minimo, un segno del suo passaggio nell'ambito di un genere che rifà all'infinito se stesso.

Dopo un potente e singolare incipit (per le modalità con cui è stato realizzato) il film pare fatichi a carburare rischiando seriamente di perdersi nell’inseguire stilisticamente e narrativamente certi espedienti ‘da paura’ risaputi e un po’ loffi nei quali per primo non crede (e si vede), ma di cui pensa di aver bisogno nella convinzione che, garantendo allo spettatore, non solo, quei meccanismi ben oliati (e usurati) che innescano lo spavento e intessono la tensione, ma ricostruendo anche un immaginario a lui riconoscibile, possa assicurarsi la sua attenzione per il resto del minutaggio e, di conseguenza, la sua approvazione.

Nonché una possibilità in più di approdare in sala.

Per fortuna la pellicola si riprende dalla poca fiducia in se stessa e nel suo potenziale e (ri)parte spedita come un treno a srotolare il resto della storia per poi concluderla dignitosamente e coerentemente alle premesse enunciate.

 

 

The Bye Bye Man ha l’intelligenza di fare del babau di turno, fantoccio in digitale che in quanto a turbare nel profondo lascia il tempo che trova, non il fine del discorso ma il mezzo attraverso cui aprirsi a interessanti riflessioni sullo sguardo, sulle distorsioni della realtà messe in atto dai nostri personali punti di vista e sui pericoli conseguenti all’impossibilità da parte delle tante differenti ottiche in ballo di trovare una medesima prospettiva, di sposare una medesima visione.

Da qui, volendo, potrebbe partire un’ulteriore riflessione su come il film rappresenti la risposta di segno contrario al recente It Follows, a quel suo roseo, malgrado il quadro nerissimo, ottimistico sentimento di aggregazione (essere solidali tra i malati della stessa malattia) espresso con slancio e acclarata partecipazione, avendo individuato in esso una possibilità, se non proprio di salvezza, almeno di resistenza ‘armata’ all’orrore delle nostre vite che ci pedina senza tregua come un segugio con la sua preda.

E qui, coloro cui fa visita l’uomo incappucciato, ennesimo emissario scialbo della triste mietitrice, si dicono ugualmente infettati da un morbo letale che provoca strane terribili visioni; purtroppo, però, questo particolare virus non spinge alla reciproca solidarietà, non unisce nella sventura bensì separa, brutalmente e con l’inganno, non lasciando intravedere alcun viatico verso la guarigione, tantomeno l’eventualità di convivere con esso.

Come a dire che ogni speranza cui aggrapparsi per fronteggiare il quotidiano e figurarsi una specie di futuro possibile è definitivamente defunta.

 

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati