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Kong: Skull Island

Regia di Jordan Vogt-Roberts vedi scheda film

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La recensione su Kong: Skull Island

di will kane
6 stelle

Finora abbiamo avuto tre versioni ufficiali di "King Kong" (1933, 1976, 2005), con lo schema che sappiamo, isola sconosciuta su cui il gorilla gigante è una divinità, cattura e trasporto a New York, dove la creatura morirà, non prima di essersi liberata, ambientate tutte negli anni Trenta. Questa volta, invece, siamo nel 1973, e tra "Bad moon rising" e "Ziggy Stardust" vediamo una compagine per metà militare, per metà composta da ricercatori ed altro, partire alla volta di un'isola nel Pacifico, dietro finanziamento di una grossa compagnia, la Monarch (ne sentiremo riparlare, sicuro, negli altri progetti del sorgente Monsterverse, come "Godzilla vs. Kong"), ed incontrare una serie di animali ipertrofici, di proporzioni preistoriche, ma mai incontrati precedentemente in forma fossile. Ovviamente, chi comanda sull'isola è lui, Kong non ancora King, ma più gigantesco che mai, e il primo scontro con gli elicotteri è devastante, nonostante la potenza di fuoco dei velivoli: da lì in poi il comandante dei soldati vuole la sua vendetta, mentre il cacciatore a capo del resto dei sopravvissuti, capisce che il gorilla è quello che mantiene gli equilibri del territorio. L'operazione, va detto, soprattutto dopo la bellissima versione di Peter Jackson di oltre dieci anni fa, pareva perlomeno azzardosa, perchè un mito del Cinema come King Kong, pur avendo conosciuto anche versioni balzane come quelle giapponesi, è sempre qualcosa cui riferirsi con la cautela del caso: però, se si escludono certe illogicità della trama (una su tutte: il natante su cui viene risalito il fiume, con quale benzina viaggia, dove viene trovata?), e che negli anni Settanta non era possibile una tecnologia come quella in dote ai militari, c'è da divertirsi. In quanto il film ha ritmo, il senso dell'avventura non manca e, anche e soprattutto, attenzione a questo regista, Jordan Vogt-Roberts, che dona al film uno smalto visivo, ed una cura dell'inquadratura di tutto rispetto, originali e indovinatissime, senza stuccare per eccesso di virtuosismo: la sequenza, ad esempio, del flash che annuncia come si muove uno dei mostri, aspettandone l'agguato, è da antologia di questo genere. Nel cast, se Tom Hiddleston convince meno come eroe tutto d'un pezzo che come ironico villain, e Brie Larson non brilla particolarmente, la parte del leone la fanno i veterani Jackson, Goodman e Reilly, in personaggi smaccatamente caricati, ma anche "laterali" al racconto ( a parte il colonnello interpretato dalla star nera), comunque lasciando il segno. 

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