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Kong: Skull Island

Regia di Jordan Vogt-Roberts vedi scheda film

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La recensione su Kong: Skull Island

di AlbertoBellini
7 stelle

locandina

Kong: Skull Island (2017): locandina

 

Un delirio di fluorescenza.
Quello del monster movie è sicuramente uno dei filoni cinematografici più, in un certo senso, sacri, che al meglio incarna lo spirito grezzo e scanzonato del blockbuster. Nel cinema orientale, questo genere ha senz'altro avuto molto più successo di quanto ne abbia avuto 'dalle nostre parti' nel corso degli anni, diventando una vera e propria tradizione. Godzilla e King Kong non sono che una poverissima, insignificante parte di ciò che compone il cosiddetto universo dei mostri. Non avete idea - nemmeno io ce l'ho - di quanti siano questi ultimi. Ad Hollywood, invidiosi e gelosi, si diede inizio al progetto con il Godzilla di Gareth Edwards, monster movie molto buono che ha finalmente dato un po' di giustizia alla figura kaiji del mega lucertolone, dopo che Roland Emmerich era sul punto di farlo affondare definitivamente (non nascondo però che quel film, da piccino, mi faceva divertire e non poco). Trascorsi un paio d'anni si prosegue con King Kong che - al contrario - ha un grandioso, più o meno, passato sulle spalle in terra USA, dove è nato. Dall'iconica versione del '33 e dalla poetica del (anti) monster movie di Peter Jackson (ove si prese di peso il mostro e lo si trasformò in un eroe da western puro), giungiamo nuovamente nell'isola dei teschi. Questa volta però è diversa. L'isola si presenta con una veste più colorata, più luminosa, quasi a recare fastidio agli occhi. E in lontananza, evidenziato dalla fluorescenza del sole, appare il Re sprovvisto di corona. Mentre gli elicotteri avanzano, si ripresentano gli orribili ricordi della guerra del Vietnam. Immagine (quella qui sotto) evocativa, tanto da ricordare nell'estetica un capolavoro intramontabile come Apocalypse Now - e la figura di Kong non è poi così diversa da quella del colonnello Kurtz di Marlon Brando. Epico, insomma. E un tantino bizzarro.

Dunque, Kong: Skull Island è un monster movie davvero ben realizzato, a detta mia, (quasi) tutto ciò che un film coi mostri dovrebbe essere o avere. Non si prende affatto sul serio, inscenando un racconto che punta solo ed esclusivamente ad intrattenere il pubblico. Dopotutto il cinema non è solo quello d'autore. Siamo lontani anni luce dalla formalità autoriale del mirifico King Kong di Jackson, un romantico omaggio ad un mostro che lo ha sempre affascinato. Dirigere un film sulla scimmia più iconica del cinema era un sogno nel cassetto per il cineasta, e ciò si percepiva dall'infinito amore che fuoriusciva da ogni singola inquadratura. Il King Kong di Jackson era, per l'appunto, un eroe. Un po' John Wayne versione gorillone. Invece, il Kong (senza King) di Skull Island - vero protagonista - è un tipo scanzonato, decisamente più arrogante e presuntuoso nelle movenze e per nulla romantico. Ma è ancora un cucciolo, lasciamolo crescere e divertirsi.
Il soggetto originale è stato completamente rivisitato e rimaneggiato per l'occasione. La scrittura non è alla costante ricerca di intrecci di poesia o chissà quali spunti intellettuali, cose che ovviamente nessuno avrebbe mai chiesto, né tantomeno preteso. Ci vengono presentati in sequenza i vari personaggi senza troppe sfaccettature, tra i più importanti, l'ex Capitano del Servizio Aereo Speciale britannico James Conrad (Tom Hiddleston), la fotoreporter pacifista Mason Weaver (Brie Larson), l'agente del governo Bill Randa (John Goodman), il tenente colonnello Preston Packard (Samuel L. Jackson) e un "misterioso" e strambo personaggio interpretato da John C. Reilly, che incarna perfettamente lo spirito disinvolto del film.

Un cast di ottimi attori per un'opera di pura simpatia e divertimento, con una prima parte che scorre alla perfezione e un secondo tempo lievemente sottotono, che da il via agli Avengers dei mostri. Difatti, il prossimo passo sarà nientepopodimeno che una super scazzottata tra King Kong e Godzilla, la cui distribuzione è fissata per il 2020. Essendo impossibile nascondere il clamore in parte infantile e in parte 'ignorante' per un'operazione simile, apriamo ufficialmente la votazione. Io mi aggrego al team Kong-Brando.

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