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Submergence

Regia di Wim Wenders vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Submergence

di laulilla
4 stelle

Tra documentario e racconto, Wim Wenders ci dà un film apparentemente impegnato, ma in realtà, con sommo dispiacere di chi lo ama, fumoso e alquanto retorico. Peccato!

 

Il racconto di una drammatica storia d’amore, ispirata a un romanzo di J. M. Ledgard (in passato giornalista e corrispondente di guerra) offre al regista l’occasione per sintetizzare l’aspetto documentaristico, che si manifesta nello splendore di una fotografia insolitamente suggestiva, con quello dell’immaginazione narrativa, che trova il suo spazio nel racconto della passione amorosa fra Dany Flinders (Alicia Vikander) e James Moore(James McAvoy)

 

Si erano incontrati casualmente, nella hall di un grande albergo nei pressi di Dieppe (Normandia) non lontano dai luoghi dove avvenne lo sbarco anglo-americano. Dany è una scienziata giovane e bella che si occupa di abissi marini, una bio-matematica che presto si imbarcherà per la sua rischiosissima missione: intende esplorare, nelle più buie e soffocanti profondità delle acque attorno alle isole Faroe, la possibilità di creare nuove condizioni di vita, individuando, forse, la via possibile per la sopravvivenza del nostro malato pianeta. James è incantato e incuriosito dalla sua determinazione fiduciosa, ma è reticente sul proprio lavoro: la informa che, come ingegnere addetto alla bonifica delle acque, sarebbe presto partito per la lontana Somalia, tacendole, però, di essere una spia, col compito di raccogliere in Somalia tutte le possibili informazioni sul terrorismo islamico nel continente africano.

La loro tenera e appassionata esperienza d’amore (le pagine migliori del film) si svolge tra le stanze di quell’albergo e la meravigliosa e selvaggia costa sulla Manica in presenza di un mare al quale essi affideranno non solo i ricordi incancellabili della loro storia brevissima, ma anche il senso del loro abbandono amoroso, come se le acque che erano state all’origine della vita e che potrebbero alimentare il futuro della vita stessa nei loro abissi più profondi diventassero la più profonda e vera forma di comunicazione fra loro, lontani e vicini nella scoperta del segreto che li ha uniti.

 

Angoscia e paura della morte, dunque, superati dalla coscienza che l'amore ha rigenerato?

A leggere le dichiarazioni di Wenders parrebbe essere questo il senso del film.

 

 

 

 

Peccato che queste intenzioni (non molto originali per la verità) vengano diluite in un racconto di cui si possono individuare almeno tre livelli molto artificiosamente legati fra loro :

– il primo crea l’atmosfera sospesa di una spy story che ha al centro James e si svolge a Berlino, fra la Gemalde Gallery (numerosissimi i riferimenti alla pittura marina misteriosa [?] di Friedrich) e la stazione, fra appuntamenti segreti e improbabili segretissime comunicazioni via smartphone;

 

– il secondo, di cui ho già parlato, è la storia degli incontri d’amore in Normandia;

 

– il terzo è la storia parallela dell’immersione pericolosa di Dany e delle disavventure spaventose di James, finito nelle mani dei Jadisti e trasportato in Kenia.

 

Il regista, a questo punto del film, cerca di mantenere alta la tensione narrativa alternando le immagini buie della prigionia di James, con quelle, altrettanto buie, dell’immersione di Dany, accompagnandole con commenti misticheggianti sull’amore e sulla metafisica dell’acqua, che, ahimè, vorrebbero essere lo sviluppo delle parole scambiate fra i due amanti nei loro momenti felici, ma che diventano la pesantissima zavorra di un racconto non risolto e ora anche pedante nella simmetria ossessiva della rappresentazione.

Non ci resta che rimpiangere il Wim Wenders che abbiamo conosciuto e amato.

Si può perdere.

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