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Fiore

Regia di Claudio Giovannesi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Fiore

di ethan
6 stelle

Daphne (Scoccia), ragazza minorenne, nella Metro romana avvicina le persone e, puntando loro un coltello alla gola, le costringe a darle il cellulare, che poi consegna, insieme a una sua coetanea, ad un amico, che probabilmente è un ricettatore. Un giorno, dopo una corsa infinita, viene catturata dalle forze dell'ordine e mandata in un carcere minorile.

Nel luogo di correzione farà la conoscenza  e si innamorerà di Josh (Josciua Algeri), un giovane rapinatore milanese, nonostante i paletti imposti dall'istituto e andrà in rotta con il padre (Valerio Mastandrea), uomo in libertà vigilata che sta tentando di rifarsi una vita con una donna rumena, per poi (all'apparenza) riconciliarsi.

'Fiore', terzo film di Claudio Giovannesi, dal regista scritto con Filippo Gravino e Antonella Lattanzi, narra storie di giovani, ancora minorenni, sbandati e trascurati, che reagiscono al proprio malessere compiendo atti riprevoli come il furto e la rapina che, cogliendoli in flagranza di reato, li conducono in prigione: il correzionale però non spegne i loro istinti primari, sia positivi, il bisogno di essere amati, sia negativi, la tendenza a trasgredire alle regole imposte e la ricerca della fuga.

Il film funziona - pur tra qualche cliché da film carceraio, come ad esempio l'assistente aguzzina a cui non sfugge il benché minimo sgarro, la carcerata con cui si sviluppa subito uno scontro di personalità, la poca umanità di chi lavora in tali luoghi - tanto sul piano della fluidità narrativa quanto su quello della definizione psicologica dei due giovani protagonisti, fino a tre quarti della sua durata, coincidente con l'inizio della fuga di Daphne, evento non improbabile (tutti i carcerati penso abbiano tale istinto) in sè, ma per come le circostanze si verificano, dovute a una serie di coincidenze che nemmeno sospendendo il principio di incredulità paiono plausibili.

E' un peccato perché il ritratto di una gioventù messa in disparte che cerca di alzare la testa, fino a quel punto descritto con trasporto e partecipazione da Giovannesi, incollando la mdp alla ribelle Daphne, un po' nello stile usato dai fratelli Dardenne con le loro (anti)eroiche protagoniste, perde smalto nell'ultima parte del film, con una scelta fin troppo positiva e, come accennato poco sopra, altamente lontana dalla sordida realtà mostrata, che lo avvicina più a certi film del filone sentimental-giovanilistico del quale non si sentiva il bisogno.

Mastandrea, per una volta in un ruolo secondario, viaggia con il pilota automatico in questa parte di padre non certo irreprensibile, che prova a ricominciare daccapo e lascia spazio alla coppia di protagonisti, entrambi alle prime armi, ma opposti nel risultato delle loro performance: lo sfortunato Josciua Algeri, scomparso in circostanze tragiche a causa di un incidente, è decisamente impacciato nella parte, al contrario di Daphne Scoccia, esordiente dal fisico minuto ma dotata di grande espressività e di uno sguardo che buca lo schermo. La sua interpretazione è semplicemente straordinaria e difficile da dimenticare.

Voto: 6,5.

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