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Fiore

Regia di Claudio Giovannesi vedi scheda film

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La recensione su Fiore

di michemar
7 stelle

È un "Fiore" selvatico, indomabile, irrequieto, perennemente insoddisfatto. Quella di Daphne è una vita continuamente borderline, bisognosa di affetto e ribelle verso tutto e tutti, solo un giovanotto conosciuto nel carcere rappresenta per lei un buon motivo per provare a tirare avanti. Ma solo alla sua maniera, però: in una vita spericolata.

È un "Fiore" selvatico, indomabile, irrequieto, perennemente insoddisfatto. Quella di Daphne è una vita continuamente borderline, bisognosa di affetto e ribelle verso tutto e tutti, solo un giovanotto conosciuto nel carcere rappresenta per lei un buon motivo per provare a tirare avanti. Ma solo alla sua maniera, però: in una vita spericolata. Perché lei è un carattere ribelle, non imprigionabile ma… chiusa in gabbia.

Daphne Scoccia

Fiore (2016): Daphne Scoccia

Claudio Giovannesi ama raccontare i giovani e le loro difficoltà esistenziali e sa farlo bene, con stile personale e ricordando qui e là un cinema che sta a cavallo tra Pasolini e i Dardenne. Il primo perché sa cogliere e raccontare la smania di vivere dei giovani fuori dagli schemi, sempre on the road a respirare l’aria libera, a cogliere l’occasione per una momentanea felicità, ben consci che non durerà, senza paura di infrangere la legge con un furtarello, uno scippo. Proprio come Daphne, la quale sia in libertà che nel carcere minorile non spreca alcuna possibilità per impossessarsi di un cellulare, di un pugno di euro, di un oggetto qualsiasi in cui si imbatte. Nella stessa maniera in cui si innamora di Josh, un altro detenuto. I secondi perché, come loro, Giovannesi predilige raccontare le difficoltà di vita di persone dimenticate dalla società e li segue passo passo, senza sosta, tenendoli sotto il tiro dell’obiettivo della macchina da presa per tutta la durata del film, con tanto di camera in spalla, traballante come la vita dei protagonisti.

Josciua Algeri, Daphne Scoccia

Fiore (2016): Josciua Algeri, Daphne Scoccia

 

Per molti, direi quasi tutti, questo è un film d’amore, quello tra due adolescenti che hanno molte difficoltà a frequentarsi, perché sono in cella nei due diversi bracci dell’istituto e perché Josh ha già un’altra ragazza, anche se pare sia una storia conclusa. Una storia d’amore che sembra senza sbocchi, ma una storia d’amore. Personalmente invece pongo la relazione in secondo piano, in quanto ciò che domina a mio parere è la mentalità, la vita, la filosofia di vita di Daphne. Lei è una ragazza ruvida, che dà facilmente l’idea di essere perfino selvaggia, come un animaletto indipendente che vive nella giungla della società che non le ha dato molto per vivere diversamente. Nello stesso tempo è fragile, bisognosa di sentimenti buoni, ma la vita è quella che è e allora bisogna corazzarsi e sembrare duri, coriacei: il mondo lo trova inospitale. Della mamma non si sa assolutamente nulla, del papà ci accorgiamo ben presto che ha ben altri problemi e che se anche le vuol bene non riesce a starle vicino così come desidererebbe la ragazza. Lei ha fame di affetto, ha sete di un padre che non si fa neanche sentire al telefono e che è praticamente sparito dalla sua vita ma che quando riesce ad agganciarlo… lo pianta in asso. Perfino un tetto familiare le sta stretto e in due occasioni se ne allontana: una prima volta per godere una birra in un bar e una seconda per scappare definitivamente lungo una spiaggia, perenne simbolo di libertà ed evasione, come l’Antoine Doinel di Truffaut. Evasione pura e vera, dalla vita, non quella da un carcere.

Valerio Mastandrea, Daphne Scoccia

Fiore (2016): Valerio Mastandrea, Daphne Scoccia

E corre corre corre, libera e sorridente, perché è sicura che Josh l’attende, sicura che sceglierà lei. Così come correva all’inizio, il film si conclude ancora con una corsa sfrenata, salendo e scendendo dai treni della vita, che non ti aspettano, devi prenderli al volo, come le occasioni giuste. Sennò sei ferma e con la polizia alle calcagna.

Daphne Scoccia

Fiore (2016): Daphne Scoccia

Jean-Pierre Léaud

I quattrocento colpi (1959): Jean-Pierre Léaud

Daphne Scoccia

Fiore (2016): Daphne Scoccia

 

Claudio Giovannesi quindi continua ad osservare gli adolescenti, dopo Alì ha gli occhi azzurri ha solo attraversato la strada e ha trovato immediatamente un’altra anima da inquadrare nel suo obiettivo obiettivo, perché il suo sguardo è poco soggettivo ma tanto obiettivo, anche se il suo cinema è molto personale. È straordinario a star dietro a queste figure irrequiete e le fotografa dando un senso alla loro instabilità, non caratteriale – perché ne hanno di carattere! – ma di anima, di futuro, di società che li circonda. Le sta addosso scrutando ogni minima espressione, ogni smorfia, ogni respiro, di giorno e di notte, ogni gesto per mettere a posto i capelli anch’essi ribelli, che non vogliono stare inermi pettinati. La studia in ogni centimetro del corpo, la scopre pure, quasi tutta: Daphne è acerba ma cresce come un leopardo nella giungla.

Daphne Scoccia

Fiore (2016): Daphne Scoccia

 

Bravissima la giovane Daphe Scoccia, una sorpresa vera, naturale e coatta al punto giusto, genuina come serviva, né di più né di meno. E la daphne è anche un fiore, per chi lo scordasse, e bello pure.

 

Bravo Giovannesi a narrare queste sensazioni e bellissima la fotografia del solito impareggiabile Daniele Ciprì, di colori forti, che scaldano il cuore, soprattutto nell’inverno di un gelido carcere.

Daphne Scoccia

Fiore (2016): Daphne Scoccia

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