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Vi presento Toni Erdmann

Regia di Maren Ade vedi scheda film

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La recensione su Vi presento Toni Erdmann

di alan smithee
8 stelle

Cosa deve fare un padre per far tornare la luce negli occhi appannati e offuscati dal senso del dovere e dall'arrivismo della figlia? Trasformarsi nell'eccentrico Toni Erdmann, dentatura spiovente e capello sciolto, ironico demolitore dei falsi miti della società di chi crede di contare- Un film spassoso ed esilarante che incolla allo schermo.

FESTIVAL DI CANNES 2016 - CONCORSO - CANDIDATO AL PREMIO OSCAR 2017 COME MIGLIOR FILM STRANIERO 

Quando il senso del dovere e l'ambizione superano i limiti di tollerabilità presso giovani rampanti troppo presi con le rispettive scalate economico-sociali, allora tocca ai genitori, specie se dotati di grande brillantezza di spirito e gigantesca dose di autoironia, rendersi spiriti liberi ed incoscienti per far tornare il sorriso nel volto incupito e rattristato della loro prole, precocemente invecchiata.

E' esattamente quello che accade quando l'attore in pensione Winfried decide di ravvivare l'esistenza cupa della lanciatissima figlia, manager e consulente aziendale presso una multinazionale con filiale a Bucarest.

Recatosi in loco senza avvisarla, l'uomo le piomba in casa e mettendosi in contatto con colleghi e superiori, sciorimando una serie di personaggi e moine che apparentemente non fanno che peggiorare la situazione, cacciando in situazioni imbarazzanti la seriosa manager che il padre non riconosce più come sua figlia. Ma in fondo contribuendo in modo determinante a salvaguardarle l'esistenza, guidandola verso nuove fondamentali tappe della propria carriera e vita.

La nuova opera della apprezzata regista tedesca maren Ade, è, per il momento, la vera sorpresa del concorso festivaliero cannese.

Due ore e quaranta di commedia a tratti esilarante, circostanza a prima vista impensabile se si pensa al ritmo di quelle che sono le nostre commedie (senza per questo intendere dileggiarle), Toni Erdman (nome del personaggip principale della cui idendità assume Winfried dinanzi a colleghi e superiori della terrorizzata e tesa figlia) riesce a farsi seguire tra un imbarazzo iniziale (non sappiamo proprio dove la storia voglia andare a parare, né tantomeno come possa metterci tutto questo tempo) e un appassionato seguito successivo, una volta che si entra dentro una vicenda che va oltre il singolo caso personale, per manifestare una inquietante tendenza dei giorni nostri a procedere efficienti ma tristi e cupi, nell'ottenimento di obiettivi che solo ora appaiono indispensabili e vitali, ma che si disintegrano nella loro impalpabilità ogni volta che li si storicizza o contestualizza con una storia di vita.

 

E se Peter Simonischek, con o senza denti e costume da Chewbacca, è esilarante già dal primo minuto con la scenetta del postino, una lode incondizionata va fatta all'attrice Sandra Huller che interpreta la figlia: un ruolo in crescendo che la vede coinvolta animo e corpo (strepitosa la scena del naked party improvvisato dopo un problema tecnico col vestito; o quando ancora improvvisa un noto brano di Whitney Houston, tutt'altro che facile, recuperando tonalità  e guadagnandosi un meritato applauso) per lei il premio come migliore interpretazione femminile qui al Festival di Cannes, non sarebbe certo uno sproposito darlo per auspicabile coerente ed appropriato.

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