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Cartoline dall'inferno

Regia di Mike Nichols vedi scheda film

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La recensione su Cartoline dall'inferno

di LorCio
6 stelle

Nei roventi gironi del compiaciuto inferno dello star system hollywoodiano, un posto d’onore lo merita la coppia qui incarnata da Meryl Streep e Shirley MacLain, una drogata e un’alcolizzata (cominciamo bene!). La storia autobiografica che Carrie Fisher (la principessa Leila, tanto per intenderci) impresse nelle pagine del suo libro (anche sceneggiatrice), è la lava incandescente che sputa il vulcano messo su da Nichols con piglio teatrale e non sempre lesto: la metafora vulcanologica è pertinente almeno a livello personale, in riferimento al rapporto tra verità e finzione dell’opera. Le figure che ci fanno la Fisher e sua mamma Debbie Reynolds non sono delle migliori: alla fine della fiera, le somme che si tirano sono impietose. Per quanto possa risultare sincero il tentativo di raccordare i rapporti tra una mamma ingombrante e una figlia difficile, a trionfare sono l’ipocrisia e il pressapochismo. La dimostrazione evidente della dittatura della falsità si ha specie nell’ultima parte. Fino a che punto si può credere nell’immersione ricreduta e insicerita di mamma Shirley e figlia Meryl? Quando la “mammina cara” rimane vittima dell’incidente e la “figlia di nessuno” accorre al capezzale, il conseguente trucco-e-parrucco che quest’ultima apporta sul volto disordinato della genitrice è quanto di più snervante possa esserci. Perché? Perché fino a poco prima se ne erano dette di cotte e di crude, si erano recriminate a vicenda fallimenti esistenziali, si erano sottilmente (l’ipocrisia, off course) maledette con soave classe. Ma cosa importa, dopotutto! Questa è Hollywood! È la finzione che prevale sulla realtà non tanto per volontà, quanto proprio per riflesso incondizionato, una ovvia condizio sine qua non. Siamo costruite più per il pubblico che per il privato, ammette amaramente assecondata Meryl. Trasversale omaggio-graffiata alla “Eva contro Eva” di bettedavisiana memoria, rimandi pseudo-analogici a “Mammina cara”, citazioni a Lana Turner, parallelismi beffardi ed inconsapevoli con la “Voglia di tenerezza” con la MacLaine (anche lì era una madre “particolare”), “Cartoline dall’inferno” è una resa dei conti privata gettata in pasto ai voraci spettatori assettati di gossip, un mix metaforicamente pari al frullato che la MacLaine si cucina con migliaia di discutibili ingredienti. Non sempre punge, spesso gira a vuoto, si perde qualche volta, incuriosisce. Vale soprattutto per le prestazioni, ottime, delle due leonesse nell’agone (ma come cantano bene! E quanto si divertono, queste argute signore…), mentre le straordinarie partecipazioni di Gene Hackman, Rob Reiner e Richard Dreyfuss sono semplicemente funzionali. Il caustico e buon Nichols ha una mano non di rado inadeguata (bissare lo scandaloso “Il laureato” è sempre difficile, neanche con “Closer” gli è riuscito), ma la responsabilità sua è relativa: il difetto sta nella verbosa sceneggiatura. Comunque sia, un film piacevole.

Sulla colonna sonora

Ottima.

Cosa cambierei

Voto: 6.

Su Gene Hackman

Sprecato, ma funzionale.

Su Dennis Quaid

Bene, ma si affidava ancora troppo agli addominali,

Su Shirley MacLaine

Caustica e potente, il film è suo.

Su Meryl Streep

Febbrile e sensibile, il film è suo.

Su Mike Nichols

Non la prova migliore. Ma non è del tutto colpa sua. Comunque, non di rado dimostra brio.

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