Regia di Roberto Benigni, Massimo Troisi vedi scheda film
La sigla di apertura è un tappetino musicale discreto ma gradevole, il semplice espediente del fermo immagine sulle figure dei protagonisti coi titoli di testa in sovraimpressione risulta antiquato ma anche sinuosamente invitante. L'invito rivolto allo spettatore è quello di un viaggio surreale e, per quanto ne sappiamo, senza ritorno in un periodo storico proprio alla fine del medioevo. Un espediente comico che colloca i protagonisti con la loro sensibilità particolare ma moderna a confrontarsi con problematiche e stili di vita passati; inutile interrogarsi sulle motivazioni fisiche o metafisiche del balzo temporale, le ragioni e le opportunità teatrali sono giustamente soverchie. D'altro canto lo sgomento per il viaggio inaspettato rappresenta solo una parte della cifra comica del film: in realtà ad essere sempre sugli scudi è il connubio attoriale tra Troisi e Beningni fonte di gag indimenticabilì e quasi archetipiche che trovano il loro culmine nella celebre lettera al Savonarola, libera - e brillantissima - reinterpretazione dell'altrettanto mitica lettera di Totò e Peppino.
Film favoloso, perlomeno nella prima parte, poi - più, che le prove attoriali, vengono meno le vie della sceneggiatura generando situazioni comunque divertenti ma un pò fiacche e patetiche, come l'incontro col Da Vinci proprio alla fine del film. Episodio unico e non reiterato, graziato - a tutt'oggi - da pericolosi remake, unico soprattutto per la coppia Troisi - Benigni, questa, purtroppo non riproducibile come il proverbiale Gronchi rosa.
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