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Una pallottola per Roy

Regia di Raoul Walsh vedi scheda film

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Marcello del Campo

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La recensione su Una pallottola per Roy

di Marcello del Campo
10 stelle

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Film ispirati a John Dillinger

 

Nessuno dei film ispirati a John Dillinger supera Una pallottola per Roy (High Sierra), non il recente Public Enemy di Michael Mann, pallido esito di un regista che si consegna al manierismo, non I Died a Thousand Times (Tutto finì alle sei, 1955), pessimo film di un bravo artigiano come Stuart Heisler, con Shelley Winters e Jack Palance nelle parti che furono di Ida Lupino e Humphrey Bogart; fiacco anche Dillinger - Lo sterminatore di Max Nosseck con Lawrence Tierney; non Young Dillinger (Io sono Dillinger, 1965) di Terry Morse, con Nick Adams; fa cilecca anche Don Siegel con Baby Nelson (Faccia d’angelo, 1957); ci prova nel 1973 John Milius con Dillinger ma scrive una sceneggiatura non tra le sue migliori e non controlla l’esagitata recitazione di Warren Oates, un grande attore anarchico che solo Sam Peckinpah era in grado di domare.      

 

John Dillinger e Roy Earle

 

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È noto, infatti, ai cinefili che il protagonista di Una pallottola per Roy [titolo italiano pessimo dell’originale High Sierra, in quanto nega al gangster Roy Earle la sublimazione dell’ascesa] è ispirato a John Dillinger. Negli anni Quaranta era vivo il ricordo del bandito le cui gesta avevano oscurato Bonnie Parker e Glyde Barrow e Raoul Walsh scelse di ‘camuffare’ Dillinger sotto le mentite spoglie di un personaggio di invenzione. Eppure John Dillinger somigliava a Bogart, stesse labbra sottili, stessa durezza nei tratti del viso, stesso fascino sulle donne. Ma Dillinger era anche abbastanza minaccioso, tanto che, si racconta, raramente usasse la pistola durante le rapine; secondo le testimonianze del tempo, sembra che probabilmente non uccise nessuno prima di essere colpito a morte dagli uomini della FBI, durante una retata illegale in un cinema di Chicago, nel luglio del ‘34. Dillinger era destinato a diventare un mito americano: bello, elegante, generoso, intelligente, gli furono affibbiate più imprese criminali di quante realmente avesse commesso.

 

Raoul Walsh e Humphrey Bogart

 

 

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A Walsh fu negata qualsiasi mitologizzazione dell’eroe negativo che agli occhi dei lettori dei giornali appariva come una reincarnazione di Robin Hood: il codice di Will Hays, il direttore dell’autocensura di Hollywood, era in vigore e, a parte la citazione di una sparatoria in un teatro, simile a quella in cui fu freddato il criminale, nel film Public Hero No. I (Missione eroica, 1935) di J. Walter Ruben, che faceva parte del ciclo dei G-Men, l’unico film che trasfigurò in forma epica la redenzione e la morte di Dillinger fu proprio Una pallottola per Roy, il film che fece di Humphrey Bogart un divo. Bogart si impegnò a caratterizzare la fisionomia del criminale, forte dell’esperienza di una dozzina di film precedenti in cui aveva dato prova di maestria, conferendo al personaggio una imprevista profondità psicologica non esente da contrasti tra la tendenza alla violenza e un sotterraneo sentimentalismo eroico.

 

Il film

 

 

La storia è quella di una rapina andata a monte: il protagonista cambia, non è più il cittadino, ma un agricoltore che incarna l’ultimo gangster, un individuo che porta su sé i segni del destino e dello scacco (tema walshiano per eccellenza, rivisitato in chiave esistenziale da John Huston che scrisse e insieme a W. R. Burnett, autore di hard boiled per istinto).

Il film fu reso più tragico e desolato da Humphrey Bogart che, ottenuto il ruolo di protagonista, dopo che George Raft, Paul Muni, James Cagney, Edward G. Robinson avevano opposto il loro diniego ad interpretare la parte di un rapinatore da strada (per fortuna e maggior gloria del cinema) interpretò Roy in maniera superba, conferendo al protagonista una profondità inedita.

Bogart non era certo nuovo per questa parte e utilizzò molti tratti della vita pubblica di John Dillinger (cui il film è apertamente ispirato):

Con i capelli a spazzola tagliati in una prigione, un austero abito scuro (nel film trionfa il colore grigio) e un fucile tra le mani, Bogey si muove sul fondale dell’opera come un uomo che il tempo e la storia hanno vestito a lutto.

Walsh distrugge le convenzioni del genere con trent’anni di anticipo. E non è un caso che, a parte La furia umana, dal 1949 non diresse in seguito nessun gangster-movie. Alla morte del “genere” segue un altro genere, il western al quale Walsh affidò il remake di “Roy”, Gli amanti della città sepolta (Colorado Territory, 1949).

Una pallottola per Roy preparava inoltre la strada ai grandi nevrotici del cinema moderno.

La terra è come una piccola palla che gira nella notte, mentre noi ci aggrappiamo ad essa, dice Earle.

Per lui il mondo è divenuto troppo stretto, il suo ultimo rifugio sarà la distesa della Sierra dove la morte gli corre incontro nell’estrema solitudine.

 

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Hanno scritto

 

Il lato alla Robin Hood di Dillinger si riflette, nel caso di Earle, nell’aiuto che questi offre a Velma, una ragazza sciancata (Joan Leslie). La gentilezza verso le donne, tipica del gangster reale, è parallela alla devozione che, sullo schermo, Earle dimostra verso Marie, una fanciulla sensibile e delicata, interpretata da Ida Lupino. Infine, Earle viene braccato, proprio come Dillnger, fino al momento in cui, ridotto con le spalle al muro, accetta la morte come un antico samurai.[John Gabree].

 

[Humphrey Bogart] dovette alla pavidità e alla noia di George Raft per ruoli che gli sembravano sempre uguali se poté ereditare film come Una pallottola per Roy – malinconica storia d’amore e di morte di Raoul Walsh, con una partner che avremmo voluto vedere più spesso al suo fianco, la minuta Ida Lupino illuminata dalla fedeltà al suo uomo. [Goffredo Fofi]  

 

Walsh, per tutta la vita non ha fatto altro che ri-fare e ri-costruire generi altrimenti morti, “con l’ambiguità e la doppia capacità di vivere e di essere nello spettacolo nello stesso tempo da osservatore e da attore, dì essere la sostanza stessa del cinema che si sta realizzando. [Giuseppe Turroni]

 

Visto oggi un film di Walsh, ci colpisce per la sua mancanza di qualsiasi esitazione. Sembra andare alla carica del pubblico in un perfetto rapporto tra creazione e consenso (…), questo aspetto della comunicazione tra un sistema di convenzione e un pubblico capace di interpretarle porta inevitabilmente il cinema all’attenzione della semiologia negli ultimi dodici anni. Non è un caso che le analisi semiologiche più convenienti trattino dei film classici di Hollywood.[Carlos Clarens]

 

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Vale la pena osservare che il genere-gangster non viene messo in discussione da Altman o da altri registi della New Hollywood. Ciò è avvenuto prima, infatti, il più memorabile film sul tramonto del gangster è proprio Una pallottola per Roy (High Sierra) - che porta la data di nascita del 1940 (la crisi del New Deal), e viene distribuito nel 1941 – in cui  …il gangster non viene più inserito sullo sfondo epico di un dinamismo sociale, ma è una figura solitaria, condannata a fare i conti con la morte da una posizione di estraneità al mondo.[Renato Venturelli] 

 

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