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The Do-Over

Regia di Steven Brill vedi scheda film

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La recensione su The Do-Over

di Furetto60
4 stelle

Commedia "nera" contorta e inverosimile. Gag poco originali e molto volgari.

Nell’incipit, una voce fuori campo, ci dice “Le rimpatriate sono strane: riaffiorano tante emozioni legate al passato. Eri un atleta figo? Un accanato? Uno del club di teatro? Uno sfigato? Te la sei fatta la più carina o non si è neppure mai accorta di te? Chi volevi essere e chi sei diventato?” Charlie e Max si rincontrano dopo 25 anni per questa squallida rimpatriata scolastica; Charlie è diventato, come da copione, un annoiato direttore di una banca, allocata bizzarramente in un supermercato, per giunta infelicemente sposato con una moglie fedifraga e due figliastri odiosi, che sperperano il denaro che lui faticosamente guadagna. Max si presenta come un agente dell'FBI, ma poi scopriremo che invece è un coroner, forse. I due, decidono di fare una gita sul nuovo yatch di Max, si divertono come due adolescenti, spensierati. Tuttavia Max ha un piano: dopo aver narcotizzato l'amico, dà fuoco alla barca, in realtà presa solo a noleggio, dove ha nascosto due cadaveri rubati dalla camera mortuaria, per simulare la loro morte e intraprendere una nuova vita. Charlie sembrerebbe gradire poco questa traumatica svolta esistenziale, fatta a sua insaputa, ma quando assiste furtivamente ai suoi funerali, dove constata l’indifferenza e non il lutto dei congiunti, capisce che forse l’idea del vecchio compagno non è malvagia. Così Charlie e Max si trasferiscono a Porto Rico; le persone delle quali hanno assunto l'identità, avevano molto denaro, ma anche tanti scheletri nell’armadio, invischiate in giri assai loschi e pericolosi, super-ricercati dell'FBI. I due a loro spese, intuiscono di non aver fatto un buon affare; diventano bersagli di un pericoloso sicario tedesco e di un agente acrobata, incastrati tra segreti industriali, scoperte farmaceutiche rivoluzionarie e una vedova doppiogiochista.

The Do-Over è una action-comedy poco originale, la sceneggiatura non regala alcun guizzo creativo, ma anzi è infarcita di rozze gag sconce, all’insegna del becero trash, nell’ottica di quella comicità di grana grossa e di dubbio gusto, targata USA. Umorismo  triviale e strizzate d’occhio al mondo dei videogame e a quello televisivo anni '80, “ménage a trois”  fuori campo, di nessuna suggestione erotica, ma molto dozzinali e volgari; il regista Steven Brill, prova a cavalcare diversi generi, la spy-comedy, la black comedy, perfino l'action thriller, ma non riesce a sollevare uno script così scadente. Le interpretazioni di Adam Sandler e David Spade, sono discrete e tra loro c’è una buona alchimia, ma naufragano sotto l’inanità di una storia improbabile, confusa, prolissa e che non regge il tono melodrammatico, della svolta finale

 

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