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Maurizio Cattelan: Be Right Back

Regia di Maura Axelrod vedi scheda film

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La recensione su Maurizio Cattelan: Be Right Back

di OGM
7 stelle

Biografia artistico-filosofica di uno spirito irriverente.

Solo un minuto. Torno subito. Al momento non ci sono, ma poi mi vedrete, eccome. Magari non sarò proprio io, quello che vi parla. Però non potrete fare a meno di notare la mia presenza. Vi darò fastidio. Vi ingannerò. E per questo mi amerete, alla follia. Sono il vostro contro-seduttore: quello che, anziché lusingarvi con promesse non mantenute, vi offende con minacce già attuate, prima ancora di essere proferite. Sono il terrore che vi guarda negli occhi, con occhi morti, che sembravano vivi. E vi fanno paura, per il fatto di prendere luce dall’improvviso lampo che subito squarcia la vostra inveterata cecità di gente normale. Le mie opere sono di cera, di pelle morta, di plastica, di materiali per lo più disprezzabili. Sono le immagini di cose terribili, per quello che sembrano, e per il modo ostentato in cui fanno mostra di sé. Non violano la morale, questi muti attori di fatti che non sono accaduti. Ma la loro assurdità, divenuta d’un tratto verosimile, sconvolgerà la vostra logica. Non credevate fosse possibile, ma io vi abituerò a considerare reale l’assente…

Un artista parla in prima persona, come una voce dietro le quinte. Fa della maschera una provocazione, che scuote le coscienze molto più della spudoratezza. Fingere equivale a superare il limite dell’accettabile. Come quando si gioca con l’inesistente, uccidendo i miti, oppure resuscitando i morti. Facendo in modo che il papa sia colpito da un meteorite. O che Hitler, redivivo, si presenti inginocchiato in preghiera, con lo sguardo rivolto al cielo. O che il Pinocchio di Disney muoia annegato nella piscina di casa. Tutto ciò che è pensabile fa parte di noi, che ci piaccia o no. Ce lo ricorda un tale Maurizio, dando forma a queste strane, umanissime idee. Le porge ai nostri sensi, le propone alla nostra ragione, alla nostra anima, che subito le afferra, senza alcuna ombra di dubbio. Più chiaro di così non si può, anche se, là per là, mancano le parole. Il successo è fatto di sensazioni a presa rapida, confortanti o sgradevoli che siano. Vince chi per primo colpisce, con un’arma mai vista prima, facendo strage, seminando lo sconcerto generale, meglio se trasversale alle mentalità, alle appartenenze sociali, alle convinzioni etiche e religiose. Cattelan è il cognome di uno qualunque di noi. Di un figlio di una famiglia come tante, che un giorno decide di colpire dall’interno il mondo della sua gente, che così bene conosce. Parte dal suo sentire comune, per iniziare un viaggio così subdolamente penetrante da superare le barriere che separano il popolo dall’élite, perforando i muri di tutte le convenzioni. Ciò che crea riesce ad essere spiazzante per tutti: di chi di regola si dovrebbe indignare, come di chi invece dovrebbe entusiasmarsi. Ognuno, senza volere, recita esattamente il ruolo previsto, la parte voluta dal copione del genio venuto dal nulla.  Lo scandalo funziona secondo programma, ma questa volta è difficile dire che si tratta di un piano. Non si può ammettere di essere stati vittima di un’operazione di puro mercato, di un banale gioco di conquista di fama, potere e denaro. Meglio affermare che si è partecipato di buon grado alla rivoluzione. Che si è consapevolmente accettato di difendere coraggiosamente il proprio punto di vista, quello che compete ad ognuno, per una sorta di missione da compiere di fronte all’umanità: condannare il male, osannare il nuovo. Questo documentario riafferma la divisione dei compiti: lo spettatore è chiamato a giudicare una storia, a prendere parte ad una scelta tra gli opposti, tra bello e brutto, tra proibizione e libertà, tra rispetto e dissacrazione. Solo l’oggetto della sentenza rimane sfuggente: un bersaglio mobile che si nasconde, dietro una mano, mozzata  dal braccio, che continua a brandire il sasso lanciato.

 

scena

Maurizio Cattelan: Be Right Back (2016): scena

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